«Quell’uomo… di Giletti e quel…Di Matteo stanno scassando la minchia»: con queste e altre intercettazioni rivelate da Lirio Abbate nel suo ultimo libro “U siccu” dedicato al boss latitante Matteo Messina Denaro, il boss Filippo Graviano parla dal carcere l’11 maggio scorso. Non è una data a caso, ma è il giorno dopo la puntata “Non è l’Arena di Giletti” che ha aperto il “caso Bonafede” con le accuse del membro Csm Nino Di Matteo contro il Ministro della Giustizia per la famosa circolare che scarcerò 300 tra boss e mafiosi per rischi legati al Covid-19. Le rivelazioni del libro di Abbate, anticipate oggi su Repubblica, hanno scatenato la bagarre politica e non solo, con Massimo Giletti e Di Matteo ovviamente in prima persona preoccupati per le minacce ricevute dal boss condannato per le stragi del ’92 e del ’93. Secondo quanto spiegato da Rep, Graviano parla con lo ndranghetista Maurizio Barillari e gli uomini del Gom (il reparto mobile della polizia penitenziaria, ndr) hanno ascoltato le intercettazioni emettendo un’attenta relazione. «Il ministro fa il suo lavoro e loro rompono i…» avrebbe detto ancora Graziano qualche ora dopo aver visto la trasmissione di Giletti assieme anche a tanti altri detenuti al 41 bis, come riportano gli uomini del Gom.



MINACCE A GILETTI, LA REAZIONE DI GILETTI

«In un paese normale queste cose non succederebbero. Come minimo mi aspettavo che chi tiene le carte di queste intercettazioni, mi avvisasse. Spero che qualcuno mi risponda su questo», spiega Massimo Giletti contattato dall’Adnkronos dopo le rivelazioni di Repubblica e Lirio Abbate. «Apprendere da un giornale una cosa di questo tipo, mi lascia molto preoccupato. Mi preoccupa questo silenzio. Stiamo parlando di maggio. Siamo a luglio. Forse una telefonata me la sarei potuta aspettare da qualcuno. Perché nessuno mi ha avvisato? Perché chi è competente non mi ha avvisato? Come minimo c’era il dovere istituzionale di avvisarmi…Credo che il ministro Bonafede, visto che le intercettazioni sono fatte dal Gom, qualcosa sul suo tavolo avrà già da un po’ di tempo», commenta ancora il conduttore di La7 poche ore prima di ricevere effettivamente la telefonata del Ministro della Giustizia.



E così dopo aver parlato con Bonafede, Giletti spiega ancora all’Adn «Prendo atto che mi abbia chiamato poco fa il ministro della Giustizia Bonafede e sono contento che lo abbia fatto, ma ribadisco che forse avrei dovuto sapere prima delle minacce del boss Graviano nei miei confronti. Mi sarebbe piaciuto non apprenderlo da un giornale ma che qualcuno mi chiamasse per dirmelo…». Le istituzioni sapevano da maggio di queste intercettazioni, lamenta infine Giletti, «ma non sono stato avvertito. Apprezzo la telefonata di Bonafede, certo, ma il mio rammarico è che l’ho appreso oggi da un giornale e francamente non è il massimo, vista la delicatezza della questione». Il leader di Italia Viva Matteo Renzi su Twitter scrive «Le minacce a Massimo Giletti per le trasmissioni sui boss sono un segnale pericoloso e da non sottovalutare. Con lui ho discusso spesso, anche in modo acceso, durante le dirette. Ma quando si arriva alle minacce mafiose nessuno può far finta di nulla. Solidarietà totale a Giletti».

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