Reggio Calabria, boss della ‘Ndrangheta arrestato grazie al decreto coronavirus: a finire in manette è stato Cesare Antonio Cordì, volto emergente dell’omonimo clan di Locri. Il 42enne era latitante da più di sei mesi, da quando sfuggì all’operazione Riscatto. Come riportano i colleghi di Repubblica, il mafioso si nascondeva in una villetta in una contrada isolata di Bruzzano Zeffirio. Il capo-clan è stato individuato grazie al decreto emanato nelle scorse ore dal premier Conte: le forze dell’ordine hanno evidenziato dei movimenti sospetti in quella contrada e, soprattutto, in quella zona semidisabitata. I carabinieri hanno subito pensato a Cordì che, come da tradizione mafiosa, non si era allontanato dal suo feudo. A tradirlo, dunque, la necessità di assicurarsi cibo e altri generi. Le autorità hanno individuato un uomo in giro a bordo di una vettura e le sue scusanti non hanno convinto particolarmente: «Devo portare la spesa a casa di un amico». Tutto vero, ma l’amico non era un volto qualsiasi…



BOSS ‘NDRANGHETA ARRESTATO GRAZIE A DECRETO CORONAVIRUS

Le forze dell’ordine hanno organizzato l’operazione in tempi brevi e per Cesare Antonio Cordì non c’è stato niente da fare: nonostante il tentativo di fuga da una porta secondaria, il boss 42enne è stato ammanettato. Queste le parole del Tenente Colonnello Capone ai microfoni di Stretto Web: «L’azione condotta questa notte dai carabinieri del gruppo di Locri, assieme ai Cacciatori di Calabria, rappresenta un colpo durissimo nei confronti del clan Cordì, egemone sul comune di Locri. Cesare Cordì si era reso latitante nel mese di settembre, in questo momento era l’elemento vertice di questo clan che si era reso responsabile dei maggiori episodi criminali della Locride. E’ stata determinante anche questa volta la raccolta informativa di tutti i presidi dell’Arma dei Carabinieri che sono presenti in quasi tutti i Comuni della Locride».

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