Una vicenda a dir poco surreale quella che vede protagonista il boss della ‘ndrangheta Domenico Paviglianiti. Il gup di Bologna aveva ridotto la pena per il 58enne esponente di spicco della cosca mafiosa dall’ergastolo a 30 anni di carcere. Dopo meno di 24 ore il magistrato ci ha ripensato e ricalcolato il cumulo di condanne. Così dopo appena due giorni di libertà Paviglianiti è stato nuovamente arrestato e portato in carcere. Paviglianiti era in carcere dal 1999 a Novara: tre anni prima era stato arrestato in Spagna e successivamente estradato. L’altro ieri la magistratura bolognese ha accolto il ricorso presentato dai legali del boss, e quindi la pena, che derivava da un provvedimento di esecuzione di pene concorrenti, è stata rideterminata. Per la soddisfazione di Domenico Paviglianiti, è scattata subito la scarcerazione. Un successivo ricalcolo ha però rideterminato un nuovo cumulo di pene, quindi è scattato un nuovo ordine di carcerazione, come ricordato da Repubblica. E quindi i carabinieri di Bologna, con i colleghi del Nucleo Investigativo di Novara, si sono messi sulle tracce dell’uomo.



BOSS ‘NDRANGHETA LIBERATO E ARRESTATO DOPO 48 ORE

Il boss della ‘ndrangheta Domenico Paviglianiti era rimasto in città. Quindi per i carabinieri è stato facile individuarlo. Arrestato, è tornato nel carcere di Novara, dove dovrà restare fino al 2027. Il 58enne faceva parte di una cosca ‘ndranghetista influente nella zona di Melito Porto Salvo. Ma si era ramificata al Nord, in particolare in Lombardia. L’uomo era stato protagonista di diverse imprese criminali: ad esempio, aveva fatto parte del commando che nel 1989 aveva ucciso a Bologna il pregiudicato calabrese Felice Valente. Da ergastolano pluriomicida a scarcerato in via definitiva poi di nuovo arrestato. Paviglianiti è accusato di sette delitti e tre tanti omicidi nella guerra tra i clan Trovato-Flachi e Batti. Ma era anche ricercato per associazione mafiosa e traffico di droga e bazooka. Catturato in Spagna, fu estradato a condizione che non gli venisse inflitta «una carcerazione a vita indefettibile», visto che l’ergastolo all’epoca non era previsto in Spagna, che lo ha poi reintrodotto nel 2015.



NOVARA, ANNULLANO ERGASTOLO A DOMENICO PAVIGLIANITI MA…

Il 14 marzo 2006 il ministero della Giustizia si impegnò a garantire che l’ergastolo non implica che i condannati debbano restare in carcere tutta la vita, perché possono beneficiare di “permessi premio”, “semilibertà” e “libertà condizionale”. La Procura di Reggio Calabria però fece scattare la norma che applica l’ergastolo a chi ha più di due condanne superiori a 24 anni. E il boss della ‘ndrangheta ne aveva 4 a 30 anni per altrettanti delitti. Inoltre, era un “ergastolo ostativo”, riservato ai condannati per i gravi reati che di fatto ostacola qualsiasi beneficio. Ma non erano questi i patti con la Spagna, replicano gli avvocati di Domenico Paviglianiti. Per questo il gip dopo 10 mesi di riflessioni ha ritenuto che sia stato «violato il principio della buona fede internazionale da parte dello Stato italiano, che alla Spagna doveva dar conto della norma restrittiva dell’art. 4 bis». Viene meno l’ergastolo, quindi dopo 23 anni di carcere torna in libertà, salvo poi ritornarci per un nuovo ricalcolo.

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