Nicolino Grande Aracri, boss della ‘ndrangheta già condannato a diversi ergastoli, si è pentito e parla con Nicola Gratteri. Una notizia clamorosa quella che descrive il boss dei cutresi impegnato in un percorso di collaborazione con la giustizia, potenzialmente dirompente, al punto che molti osservatori hanno paragonato la svolta al pentimento di Tommaso Buscetta rispetto a “Cosa nostra”. A dare la notizia, che ha trovato conferma anche in ambienti giudiziari, è stato “Il Quotidiano del Sud”. Nicolino Grande Aracri ha guidato per almeno 20 anni le diramazioni delle cosche nel Nord Italia, tra Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia, là dove la ‘ndrangheta è riuscita a tessere la sua tela. Proprio il clan del boss ha ottenuto l’egemonia criminale in particolare in Emilia-Romagna, come dimostrato anche nel corso del noto processo Aemilia, con interessi e ingerenze in tutti i settori: dall’economia agli appalti, dal gioco d’azzardo alla droga, con una predilezione per l’edilizia.
Boss Nicolino Grande Aracri si è pentito
Vistosi braccato dopo una serie di condanne all’ergastolo relative ad una decina di omicidi, secondo quanto scrive “Il Quotidiano del Sud” avrebbe iniziato a “cantare”. Ad ascoltarlo, cercando di valutare l’affidabilità e la portata delle sue rivelazioni, il magistrato antimafia più famoso d’Italia, Nicola Gratteri. Le cosche riconducibili a Nicolino Grande Aracri, infatti, hanno mostrato nel corso degli anni una vocazione imprenditoriale che non può non aver lambito anche i famosi “colletti bianchi” nel corso della sua attività, intrecciando dei apporti con la politica e le istituzioni. Gli inquirenti non hanno intenzione di farsi grandi illusioni: in passato Nicolino Sarcone, capo della cellula emiliana del clan, non venne ritenuto attendibile dalla Dda di Bologna poiché impegnato, a detta dei pm, nel tentativo di “salvare” i fratelli con le sue dichiarazioni. In quello che i magistrati definiscono però “inizio di un percorso ancora tutto da sviluppare” si può intravedere tutta la speranza di illuminare finalmente la zona grigia di rapporti tra ‘ndrangheta e politica.