È un maledetto braccio di ferro, incomprensibile, inconcepibile! Perché a Bossetti non viene concesso di mettere le mani su quei reperti? Cosa si nasconde lì dentro?“. Così l’avvocato di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni, commenta lo stallo che da anni insiste sull’analisi dei reperti dell’omicidio di Yara Gambirasio, tra cui i famosi 54 campioni di Dna che servirono a isolare il profilo di Ignoto 1 – Bossetti, che fu concessa alla difesa con provvedimento datato 27 novembre 2019 quando il presidente del Tribunale di Bergamo avrebbe dato il via libera all’esame da parte della difesa salvo poi correggersi, con una nota inviata esclusivamente all’Ufficio corpi di reato, appena 3 giorni più tardi: i consulenti di Bossetti avrebbero potuto solo vedere, ma non toccare i reperti del delitto. Quindi non avrebbero potuto sottoporli ad esami.



Il 20 novembre scorso, in Corte d’Assise era prevista l’udienza in cui il pool difensivo avrebbe potuto assistere alla sola “ostensione” dei reperti. Ma un ricorso straordinario in Cassazione dei legali di Bossetti ha portato allo slittamento a data da destinarsi. L’obiettivo della difesa resta l’analisi, per questo non si accontenta della semplice visione senza possibilità di condurre alcun accertamento (cosa che sarebbe necessaria nell’ottica di una istanza di revisione del processo).”Siamo stati autorizzati ad esaminarli nel 2019, quattro anni fa, e ancora dobbiamo cercare di arrivare a quel risultato a colpi di ricorsi (fino ad ora vinti tutti!). Questa difesa arriverà alla verità“, ha sottolineato l’avvocato Salvagni su Facebook prima di ribadire il concetto in una intervista rilasciata ad Andrea Lombardi su YouTube: “Non possiamo accontentarci di vedere i reperti, per questo abbiamo fatto un ricorso straordinario in Cassazione“.



Claudio Salvagni sui reperti che hanno inchiodato Bossetti: “Dobbiamo poter esaminare, non solo vedere”

Autorizzazione a vedere e ad esaminare i reperti“: questo, sottolinea Salvagni, è il provvedimento datato 2019 con cui il Tribunale di Bergamo aveva finalmente concesso ai consulenti della difesa l’analisi delle prove che hanno portato Bossetti all’ergastolo. Un provvedimento depositato in cancelleria il 27 novembre dello stesso anno che, precisa l’avvocato, è “intangibile e irrevocabile” e quindi deve essere tradotto in realtà consentendo così che il pool acceda ai reperti senza limitazioni, quindi con il via libera all’analisi. Per tutto il processo, la difesa di Massimo Bossetti non ha mai visto quei reperti nonostante le reiterate richieste, e la mera ricognizione che era prevista lo scorso 20 novembre, poi rinviata perché pendente un ricorso straordinario del pool in Cassazione, costituiva comunque un primo passo avanti nel percorso per arrivare agli accertamenti. Gli avvocati del detenuto però non intendono arrendersi e continuano a battersi per poterli eseguire. La parola ora spetta alla Suprema Corte, che dovrà decidere su quanto proposto dalla difesa.



Nel 2019 siamo stati autorizzati all’esame dei reperti, di tutti, compresi i campioni di Dna – ha dichiarato Salvagni nella trasmissione di Andrea Lombardi su YouTube -. Avevamo chiesto, durante tutta la fase processuale, di poterlo fare, ma non abbiamo mai potuto analizzarli né vederli. Grazie all’indagine giornalistica di Giangavino Sulas si è scoperto che quei campioni esistevano ed erano custoditi presso il laboratorio San Raffaele di Milano benché le sentenze avessero affermato che tutti i campioni erano esauriti. Questa novità clamorosa ha portato la difesa a fare istanza di visione e analisi dei reperti, che è stata autorizzata. Quando abbiamo chiesto quali fossero le modalità operative per farlo, ci è stato detto che la nostra domanda era inammissibile. Da qui è cominciato il braccio di ferro a colpi di ricorsi in Cassazione, che abbiamo sempre vinto“.

Omicidio Yara Gambirasio, il motivo del ricorso della difesa di Bossetti

Nonostante la Cassazione le abbia dato ragione, la difesa non è ancora riuscita a ottenere ciò che le fu concesso ormai quattro anni fa. Nel ricorso straordinario che, di fatto, ha portato allo slittamento dell’udienza in cui, per la prima volta, i consulenti di Bossetti avrebbero potuto prendere “visione” dei reperti (senza però analizzarli), scrive Adnkronos, i legali del detenuto hanno evidenziato uno sbaglio della Cassazione e quindi hanno chiesto che la stessa si corregga concedendo, una volta per tutte, l’esame dei reperti che aspetta di condurre da troppo tempo.

Dove starebbe questo errore rilevato dagli avvocati dell’ex muratore di Mapello? Nella sentenza depositata il 26 luglio scorso, i giudici della Suprema Corte avrebbero precisato che l’autorizzazione concessa nel 2019 alla difesa di Bossetti deve ritenersi irrevocabile, valida, vigente, intangibile e non può essere in alcun modo discussa“, ma avrebbero commesso un “evidente errore di fatto”, sostiene Salvagni, quando, facendo riferimento al provvedimento del 27 novembre 2019 emesso dal presidente del tribunale di Bergamo (quello con cui si autorizzava visione e analisi) avrebbero “erroneamente” inserito la “nota” del 2 dicembre 2019 che fu indirizzata esclusivamente all’Ufficio corpo di reato e non alla difesa (quella in cui lo stesso giudice “rettificava” la propria decisione di poche ore prima rimodulando l’autorizzazione e limitandola alla mera “ricognizione”, un dietrofront inaccettabile per la difesa che sottolinea di non averlo mai potuto impugnare perché non ne ha mai ricevuto notifica).