Massimo Bossetti torna a scrivere dal carcere e affida una lettera alla trasmissione Iceberg di Marco Oliva, su Telelombardia. Uno sfogo che arriva all’indomani del no della Cassazione all’analisi dei reperti dell’omicidio Yara Gambirasio, una pietra tombale alle reiterate istanze della difesa che da anni, senza mai ottenerlo, chiedono l’accesso alla “prova regina” del Dna che ha inchiodato l’ex muratore di Mapello al profilo dell’assassino della 13enne. Detenuto a Bollate, Bossetti si dedica alla cucina e continua a sognare di arrivare all’istituto della revisione del processo, vedendo nella vicenda di Rosa e Olindo – che l’hanno ottenuta dopo 17 anni dalla strage di Erba -, uno “spiraglio di luce” da cui trarre una rinnovata speranza.



Durissimo l’intervento dell’avvocato Claudio Salvagni nello studio dello stesso programma televisivo, poche ore fa, a sintetizzare il sentimento di sconcerto e sospetto che il legale di Bossetti ora definisce in termini di “certezza” sul motivo che avrebbe spinto la Corte Suprema a respingere per l’ennesima volta la loro richiesta di analizzare quei reperti. “A Bossetti non è mai stato concesso di vederli. Quando finalmente sono stati resi disponibili, con provvedimento che ne autorizzava l’analisi, sono stati distrutti. E da ultimo ci hanno detto ‘Non li potete esaminare, ma solo vedere. Fare un atto di fede‘. Secondo me è talmente evidente che quei reperti non si possono e non si devono toccare, assolutamente, al punto che la Cassazione arriva a scrivere una cosa falsa o un errore clamoroso – ha aggiunto Salvagni –, se mettiamo insieme tutti questi tasselli non ci viene il dubbio? A me viene la certezza che ci sia qualcosa dietro di estremamente grande che deve essere nascosto (…). La magistratura sta coprendo una indagine che è stata venduta come l’indagine più bella del mondo (…). Bossetti avrà fiducia nella giustizia soltanto se gli faranno fare questo esame, perché dimostreremo che è tutto falso (…). Per Bossetti hanno eliminato anche l’istituto della revisione, sta scontando una pena di morte ipocrita, si deve avere il coraggio di dirlo, non sta scontando un ergastolo, per lui hanno decretato una pena di morte travestita da ergastolo perché gli hanno detto ‘tu no potrai mai fare la revisione’“. Ora la difesa potrà accedere alla sola “ostensione“, attività sostanzialmente inutile, un semplice “vedere, ma non toccare“, ai fini del diritto di un cittadino ad esaminare, con propri consulenti, le prove che lo hanno portato in carcere con un’accusa come quella di omicidio.



Bossetti, lettera dal carcere dopo il no della Cassazione all’analisi dei reperti e cosa succede adesso

Dal carcere di Bollate, Bossetti ha dichiarato di non aver perso la speranza di poter dimostrare la propria estraneità al delitto di Yara Gambirasio per il quale sconta l’ergastolo in via definitiva. Nella lettera inviata a Marco Oliva, l’ex muratore di Mapello ha citato il caso della strage di Erba che, 17 anni dopo il massacro per cui furono inchiodati Rosa Bazzi e Olindo Romano, è prossimo alla revisione del processo con prima udienza fissata per l’1 marzo 2024. Secondo l’avvocato Salvagni, il recente no della Cassazione che ha giudicato innammissibile il ricorso per analizzare i reperti è un macigno per il diritto e per la giustizia.



Di fatto, Bossetti non ha mai potuto esaminare le prove che lo hanno incastrato, anzitutto la traccia di Dna inizialmente ascritta al profilo “Ignoto 1” e a lui attribuita dall’accusa. L’ex muratore di Mapello confida nella possibilità di poter accedere un giorno alla revisione del processo, come accaduto a Rosa e Olindo per la strage di Erba: “Sono fiducioso e ottimista che prima o poi, pure sul mio caso, possa accadere allo stesso modo. Non ho mai perso la speranza nella giustizia, purtroppo si sa che è lunga e lenta ma la verità, prima o poi, sempre viene portata alla luce“. Cosa succede adesso? Lo ha spiegato l’avvocato difensore Salvagni: “Attendiamo che venga fissata l’udienza per l’ostensione dei reperti e chiederemo che vengano applicate delle precauzioni per evitare che possano essere visionati così, sul banco, per evitare delle contaminazioni“. Il prossimo passo potrebbe essere rivolgersi alla Corte di giustizia europea.