Elon Musk ha annunciato acquisti in Bitcoin per 1,5 miliardi di dollari e, tanto per rendere la mossa credibile a livello di prospettico, anche l’intenzione di implementare la fase operativa del processo che renderà acquistabili i veicoli Tesla attraverso la criptovaluta. Perché parlo di credibilità prospettica? Perché oggi tutto ciò che di geo-finanziario e sistemico gravita attorno a Bitcoin e più in generale alla blockchain va lasciato da parte. Conta soltanto un principio, sottostante stesso e unico alla mossa di Elon Musk: passare dal calcetto di rinvio in alleggerimento alla pedata proditoria del portiere che spedisce la palla in tribuna. E magari anche oltre, direttamente fino al parcheggio dello stadio.
Tutto gravita attorno meramente alle dinamiche di mercato e al loro timing: occorre garantire il tempo necessario a un deleverage e de-gross che renda il meno devastante possibile la prossima correzione, magari lasciando che sia ancora il parco buoi a fungere da canarino nella miniera, come accaduto con le alterne fortune della banda Reddit e GameStop. Al centro della mossa, questi due grafici, i quali mostrano le due facce della medesima medaglia: i fondi della Ark Invest di Cathie Wood, appena soprannominata ufficialmente Money tree in Sud Corea, hanno ufficialmente sfondato la quota di AUM (Asset-Under-Management) di 50 miliardi di dollari: nel febbraio del 2020, tanto per farvi un’idea, il livello di portfolio sotto gestione era pari a 3,6 miliardi.
Il merito? Semplice: gli ETF facenti capo alla Ark tracciano l’andamento del NASDAQ e detengono titoli Tesla per oltre il 10% del totale. Quindi, scontano l’abbuffata tech dello scorso anno e l’esplosione letterale proprio dei titoli di Elon Musk, oggi non a caso quotato anche sullo Standard&Poor’s 500. Ma ecco che il secondo grafico sembra mostrarci un inquietante déjà vu: spinti alla scommessa contrarian dall’accesso di leva e fiducia che Ark Invest ripone in quella che è di fatto una colossale bolla e dalla vittoria di Joe Biden con la sua big rotation, gli short sellers si sono fatti sempre più aggressivi. E cosa significa andare short su Ark? Di fatto, un proxy dello scommettere contro Tesla, il tutto però senza impegnarsi direttamente nell’operatività di esposizione sui titoli da prendere in prestito, lo short interest.
C’è aria di short squeeze 2.0? Con la sua mossa su Bitcoin, Elon Musk punta a questo. E lo fa alla luce di questo altro grafico, il quale mostra come contemporaneamente stiano salendo anche le posizioni net short sulla criptovaluta.
Ora, piccolo problemino: una cosa è operare su GameStop, titolo abituato a veleggiare nel range 10-20 dollari per azione e le cui montagne russe senza precedenti alla fine hanno avuto come conseguenza soltanto la “razionalizzazione” forzata del portfolio da kamikaze ribassista del Melvin Capital. Altro è lanciare l’amo per un potenziale afflusso di massa dei daily traders sul mercato futures di Bitcoin, di fatto un invito allo scontro reale e titanico fra dumb money e smart money, la quale nel frattempo sta investendo strategicamente e strutturalmente sulla criptovaluta. In quel caso, il contagio di mercato sarebbe garantito. E devastante. Il problema, poi, si pone alla luce di questo quarto e ultimo grafico, il quale ci mostra come – nonostante le patetiche negazioni di Jerome Powell e Janet Yellen – oggi il comparto delle commodities viaggi su base di incremento delle valutazioni da inizio anno del 25%.
Anche in questo caso, lasciamo stare le implicazioni più ampie sull’economia reale di questa generale impennata di materiali come rame e legname da costruzione: allo stato attuale e su base annua, un trend del genere corrisponde di fatto a un tasso di inflazione headline che per gli Usa supera il 4%. E sapete, ad oggi, a quale percentuale di inflazione core – da scontarsi con il ritardo storico di sei mesi, quindi attesa per giugno – corrisponde il livello dei prezzi segnalato dall’indice NFIB, ponderato al costo dei carburante? Al 2,5%. Insomma, pochi mesi e a fine primavera, stante il trend, l’obiettivo inflazionistico e alibi perenne del Qe strutturale della Fed sarà superato. Quasi senza che il mercato se ne sia accorto.
Quale il rischio? Quello che Elon Musk con la sua mossa ha cercato di ritardare ulteriormente, muovendosi fra disperazione e dissimulazione: ritardare appunto la prezzatura di un taper del programma di Qe che finisca sul tavolo della discusisone del Fomc già entro il 2021. Per quanto il mercato, in generale, fingerà però di non accorgersi di quanto sta già accadendo e continuerà a operare come se all’orizzonte ci fossero solo cieli azzurri?
Temo che quel termine a sei mesi, sia ormai una sorta di deadline. Muovendosi come ha fatto sul territorio minato di Bitcoin e della lotta fra diverse sfumature di speculazione, Elon Musk potrebbe aver spostato in avanti fino ad aprile-maggio l’orizzonte dei massimi per Wall Street. Dopodiché, allacciamo le cinture. Perché la prospettiva, a oggi, è quella di una sell in May di proporzioni epiche, degne degli short squeezes delle scorse settimane. Ma non sarà riposizionamento di portfolio, sarà correzione. E, forse, tonfo.
È partito il chicken game, signore e signori: chi perderà per primo il sangue freddo e comincerà a vendere, nonostante le notizie rassicuranti giornali e tg?