A “Storie Italiane” è stata raccontata la storia di Bianca, giovane di Bologna aggredita a Milano da un gruppo di persone e arrivata a rischiare addirittura la vita. La giovane, ai microfoni dell’inviato Alessandro Politi, ha dichiarato: “Frequento da anni la città di Milano, anche soltanto per svago. Sono responsabile, sono astemia e non ho mai avuto problemi di nessun tipo in nessuna città. Io e una mia amica abbiamo fatto un giro di un’oretta in uno dei locali di corso Como, per poi cambiare locale, dove era in corso un compleanno. Erano le 3 e mezza del mattino, circa e appena uscita da questo locale ricevo la chiamata di una mia amica che mi dice che avevano appena puntato il coltello alla gola del suo ragazzo. Nel panico le ho detto che sarei andata a prenderla”.
La narrazione prosegue e si arricchisce di dettagli drammatici: “Faccio in tempo a scendere dall’auto e a compiere cinque passi prima di vedere un gruppo di persone che mi si avvicina. In dieci secondi mi saltano addosso e mi buttano giù a terra. Mi lancio a terra a faccia in giù, così da evitare di farmi puntare il coltello alla gola. Mi prendono a calci e pugni e i miei amici tentano di salvarmi, di tirarmi su da terra. Gli aggressori mi avevano strappato nel mentre il telefono dalle mani. Ho cercato di allontanarmi e le ho lanciato le chiavi della mia auto alla mia amica”.
BIANCA, AGGREDITA A MILANO: “MI ERO ARRESA PSICOLOGICAMENTE”
Nel prosieguo di “Storie Italiane, Bianca ha aggiunto: “A quel punto, io faccio per correre via, ma vengo inseguita. Mi hanno ributtato a terra. Avevo ancora la borsa a tracolla, che aveva una catena di ferro, e per strapparmela mi hanno rifilato una coltellata nella gamba. Fortunatamente il taglio è poco profondo”.
“È stato un incubo di un’ora, un’ora e mezza. Sono rimasta a terra. Gli autori dell’aggressione non so se siano stati individuati. Sono salita in macchina, loro hanno preso la mia amica e l’hanno buttata giù dal sedile sul marciapiede. Sono saliti in tre nell’automobile. Mi ero arresa psicologicamente. Mi continuavano a dire di guidare dritto, finché ho aperto lo sportello e ho vomitato per via delle botte che avevo preso in testa. Uno dei tre parlava in arabo, è sceso e ha convinto gli altri due a lasciarmi andare”. Le indagini sono tuttora in corso.