Premessa dovuta:  in materia di bonus alle partite Iva, l’Inps di Pasquale Tridico rimane quella che, lo scorso aprile, si vide offrire consulenza gratuita dal portale globale Pornhub dopo un disastro informatico che colpì fra l’altro la privacy di migliaia di italiani. Ma Tridico e la sua responsabile politica, il ministro Nunzia Catalfo (M5s), restarono al loro posto, protetti dall’intoccabilità autocratica del Premier non eletto Giuseppe Conte. 



È stata questa Inps ad aver leakato ieri  l’indiscrezione sui 5 parlamentari che avrebbero chiesto il sussidio riservato dai decreti del Governo alle partite Iva colpite dal Covid. Apparterebbero in tre alla Lega, mentre uno sarebbe targato Italia Viva e uno M5s. Nessun Pd: almeno secondo l’Inps. I cinque sarebbero comunque in buona compagnia di duemila amministratori pubblici locali.



Il fatto, quando tutti i dettagli saranno conosciuti e verificati, meriterà sicuramente ogni valutazione del caso da parte di chiunque interessato: fra l’altro ciascun elettore al referendum sul taglio dei parlamentari in programma il prossimo 20/21 settembre; quando sette regioni voteranno anche il rinnovo dei consigli.

Qualche interrogativo tuttavia sorge spontaneo: basta elencare alcuni fatti recenti di cronaca politica.

Dunque: un apparato dello Stato sotto saldo controllo della forza di maggioranza parlamentare (due volte designatrice del Premier in carica) una domenica pomeriggio di agosto fa filtrare rumor al veleno essenzialmente contro la maggiore forza di opposizione, nonché il più irrequieto dei partiti della maggioranza. I sussidi l’Inps non è riuscita a farli avere a tutti gli aventi diritto, nei tempi stabiliti, con il minimo dei costi burocratici. Ma nello spargere veleni politici si mostra efficientissima.



Questo avviene quando l’affermazione scontata della Lega in Veneto e il rischio di sconfitte del centrosinistra in Toscana e Puglia rappresentano minacce mortali per Conte e la maggioranza M5S-Pd. Nel frattempo sembra crescere giorno dopo  giorno il “fronte del no” al referendum destinato a rilanciare strategicamente  M5s e ad  allontanare il rischio di elezioni anticipate.

Questo avviene pochi giorni dopo la rottura di un lungo “cover-up” del Governo sulle proprie decisioni nella fase iniziale dell’epidemia Covid. E la desecretazione dei verbali del Comitato tecnico-scientifico ha subito appesantito le ombre sulle responsabilità del Premier rispetto a quelle del Presidente leghista della Regione Lombardia.

Questo avviene pochi giorni dopo che Conte ha tentato – ancora una volta lasciando pressoché all’oscuro il Parlamento – di varare una “riforma di fatto” dei servizi di intelligence, per consentire la permanenza e l’insediamento di militari a lui fedeli (l’anomala concentrazione della delega ai servizi nella figura del premier era già stata oggetto di polemiche l’anno scorso, all’epoca egli anomali contatti fra “Giuseppi” Conte e l’amministrazione Trump nei giorni del ribaltone di governo).

Questo avviene pochi giorni dopo un altro “leak” insidioso per Conte: quello riguardante l’anomala operatività in Borsa di José Carlos Alvarez, fino a pochi giorni fa ex compagno del temuto portavoce del Premier Rocco Casalino.

Chissà se le Camere – silenti sul disastro Inps nelle settimane del lockdown – torneranno dalle ferie per discutere dei parlamentari (presunti) “furbetti” denunciati dall’intelligence Inps.