Il ritorno alla normalità in autunno, poi il Covid diventerà come un’influenza. Né è sicuro Albert Bourla, presidente e amministratore delegato di Pfizer. Un anno fa ha cominciato a lavorare al vaccino con lo scienziato Ugur Sahin, a capo della BioNTech, senza neppure definire gli accordi con un contratto. “Non c’era tempo di scriverlo. Dovevamo salvare il mondo”, racconta al Corriere della Sera. Pur avendo rifiutato enormi sussidi del governo Usa, Pfizer è riuscita ad ottenere per prima il via libera. “Quando prendi soldi dal governo, ci sono obblighi ed è giusto che sia così: il governo vuole sapere come spendi, dove, e che piani hai. Non è solo il tuo progetto, sono anche i loro soldi”. Così gli scienziati sarebbero stati rallentati dalla burocrazia. “Quindi, abbiamo rischiato due miliardi: questa è la dimensione dell’investimento, non poca cosa”. Peraltro, nella consapevolezza che se quell’investimento si fosse rivelato fallimentare, il colosso farmaceutico ne avrebbe sofferto. “Ma non avrebbe distrutto l’azienda. Non ci avrebbe affondato”. Ora sta lavorando per aumentare in maniera drastica le forniture di vaccini all’Europa nelle prossime settimane. “In questo trimestre consegneremo oltre quattro volte di più di quanto abbiamo fatto nel primo trimestre: 250 milioni di dosi, dopo averne date 62 fino a marzo. E siamo in discussioni per fare di più”.



BOURLA (PFIZER) “PRONTO A FORNIRE PIÙ DOSI”

Quanto sta accadendo in Israele, dove da lunedì si potranno non usare più le mascherine, è la conferma che un ritorno alla normalità post Covid è realistico. “Quando copri una parte importante della popolazione, diventa possibile tornare quasi alla vita di prima”, spiega Albert Bourla al Corriere della Sera. I contatti con l’Ue per le forniture sono settimanali e la pianificazione è rigorosa. “Nel nostro stabilimento di Puurs, in Belgio, entro maggio programmiamo di raggiungere il ritmo di circa 100 milioni di dosi prodotte al mese”, prosegue il numero uno di Pfizer. Visti i problemi emersi con AstraZeneca e Johnson & Johnson, Pfizer può compensare parte delle consegne mancanti. “Se ce ne danno l’opportunità, Pfizer e BioNTech sono pronte a fornire all’Europa centinaia di milioni di dosi in più nel 2022 e nel 2023, prodotte nei nostri impianti europei. La nostra rete ha la capacità di produrre più di tre miliardi di dosi l’anno prossimo”, assicura Bourla. Peraltro, è in corso una trattativa con la Commissione Ue e con diversi Paesi nel mondo per contratti pluriannuali di fornitura nel 2022 e 2023. Riguardo l’impatto sulla trasmissione, chiarisce che il vaourlaccino Pfizer “controlla anche le infezioni”. Inoltre, non ci sono prove del fatto che le varianti Covid esistenti producano una perdita dell’efficacia del vaccino Pfizer.



VACCINO ANCHE PER BAMBINI, RICHIAMO E PREZZI

Nel frattempo, Pfizer lavora anche ad un vaccino anti Covid per bambini. Dopo aver avuto l’approvazione per 16-18 anni, sono stati completati studi su 12-14 anni. “Abbiamo fiducia che avremo un’altra approvazione”, afferma Albert Bourla nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Intanto è partita la sperimentazione per la fascia 5-11 anni, 2-5 e 6 mesi-2 anni. Riguardo le prospettive future, ritiene che lo scenario sarà quello di una situazione endemica. “Con l’RNA messaggero noi abbiamo una tecnologia che si può adeguare molto rapidamente se compare una variante”. Per questo è convinto che il Coviddiventerà come un’influenza”. Questo è lo scenario che ritiene più probabile ora. Ma questa tecnologia è utile anche per altre malattie, come i tumori e malattie con cause genetiche. Riguardo l’accordo con BioNTech, chiarisce che è bastata una stretta di mano ‘digitale’, tramite Zoom. Dopo tre settimane, hanno firmato una lettera di intenti di due-tre pagine, anziché firmare un contratto di mille pagine come di solito accade in casi come questi. L’accordo commerciale finale è stato firmato lo scorso gennaio, quindi finora hanno lavorato sulla fiducia. “È una partnership fifty-fifty. Noi produciamo e sosteniamo dei costi e loro anche. Poi mettiamo insieme tutte le spese, tutte le entrate e tutti i profitti. E facciamo la ripartizione”.



Riguardo ai prezzi del vaccino Pfizer, Albert Bourla precisa che non sono gli stessi, perché è stato deciso un sistema a più livelli. Il prezzo più alto ai Paesi ad alto reddito come Europa, Usa, Giappone e Canada. “Nei Paesi a medio reddito, stiamo dando il vaccino a quasi la metà di quel prezzo. E nei Paesi a basso reddito lo diamo a prezzo di costo”, spiega al Corriere della Sera. Inoltre, come Moderna, anche questo vaccino garantisce una protezione alta a sei mesi dal richiamo. “Non come nei primi due mesi, che è del 95%. Scende progressivamente, ma rimane ancora molto al di sopra dell’80% di efficacia. È una buona notizia”. Dunque, sarà necessario un nuovo richiamo, ma non si sa ancora quando fissarlo.