Pfizer non è tornata nel mirino dei no vax solo con la bufala del “farmaco sviluppato con un microchip”, ma anche per altre dichiarazioni di Albert Bourla, il CEO della casa farmaceutica, che sono state manipolate ad arte per diffondere un’altra fake news. Da ore sui social rimbalza un video di Bourla a Davos, in cui sembrerebbe dire che nel gennaio 2019 coltivavano un sogno, quello di ridurre la popolazione mondiale del 50% entro il 2023. Apriti cielo: sui social hanno riempito di insulti il manager, accusandolo di essere un «serial killer», giusto per citare il primo tweet che compare tra i risultati della ricerca “Pfizer”. Ma cosa ha detto davvero?



Mercoledì Pfizer ha annunciato che renderà disponibili tutti i suoi farmaci brevettati ad un prezzo non a scopo di lucro per i Paesi più poveri del mondo, quindi 1,2 miliardi di persone riceveranno a costo zero i loro medicinali. Questo piano comprende 23 farmaci e vaccini per malattie infettive, alcuni tipi di cancro e altre malattie rare e infettive, quindi anche il vaccino anti Covid, sviluppato con BioNTech, e il farmaco antivirale Paxlovid. Altri farmaci e vaccini verranno aggiunti all’elenco man mano che verranno lanciati.



BOURLA E LE PAROLE TAGLIATE PER CREARE LA FAKE NEWS

Cosa c’entra tutto ciò col “piano criminale” di ammazzare metà popolazione mondiale? Nulla, perché le sue parole sono state appunto manipolate. Albert Bourla, come riportato anche da CNBC, ha dichiarato che questo programma realizza un sogno dell’azienda, fissato al momento del suo insediamento nel 2019, cioè quello di «ridurre del 50% il numero di persone sul pianeta che non possono permettersi le medicine entro il 2023. Oggi stiamo per raggiungere questo obiettivo». E via con gli applausi. Avete notato qualcosa di strano?



Nel video che circola sui social manca proprio la parte «che non possono permettersi le medicine». Un taglio necessario per veicolare un falso messaggio. Peraltro, Bourla a Davos ha colto l’occasione per difendersi dalle critiche di chi accusava Pfizer di non aver dato il giusto sostegno ai Paesi del terzo mondo per quanto riguarda i vaccini anti Covid. «Non erano in grado di organizzare campagne di vaccinazione e in realtà c’era esitazione in questi Paesi. Ciò di cui dovremmo preoccuparci è la creazione di infrastrutture mediche in questi Paesi, in modo che possano fare le vaccinazioni».