Già l’idea di partenza di Boy from Heaven è vincente, ambientare un thriller spionistico dentro una scuola coranica in Egitto per svelare i giochi di potere che regolano uno Stato religioso; per farlo però, Tarik Saleh, svedese di origine egiziana, bandito dal Paese da quando nel 2017 ha girato Omicidio al Cairo, ha dovuto ripiegare a Istanbul, perché il film (vincitore del premio della sceneggiatura a Cannes e presentato alla Festa del cinema di Roma) mette in crisi molte delle immagini che il mondo islamico vuole comunicare all’esterno.



Il film è ambientato al Cairo, poco dopo la morte del Grande Imam di al-Azhar, ovvero una delle principali cariche dell’intero mondo musulmano; in vista della nuova elezione, i servizi segreti provano a controllarla infiltrando uno studente dell’università al fine di far eleggere un imam più vicino ai bisogni dello Stato, ma la missione dentro i giochi di potere religiosi sarà molto più pericolosa del previsto. Saleh scrive e dirige una sorta di storia à la John Le Carré dentro i confronti e i conflitti tra ragione (di Stato) e religione in cui illumina alcuni degli elementi fondanti della religione sunnita e del proprio rapporto con la contemporaneità.



Sondando e mettendo in crisi le varie correnti interne attraverso le tradizioni, i gesti e le parole, Boy from Heaven mostra una campagna elettorale probabilmente mai vista prima al cinema e svela il retroterra politico e il gioco di cause e conseguenze che lega l’Islam al potere secolare: Saleh utilizza i meccanismi della spy story realistica e mette in scena un mondo continuamente spezzato, in cui l’unità agognata è un sogno e il controllo è una questione che val bene un assassinio.

Sempre controllatissimo nel ritmo, anche quando la tensione si stringe e l’andamento si serra, Saleh punta tutto sulla messinscena solida di un copione di alto valore, ma non dimentica le possibilità cinematografiche del contesto, come nel bellissimo montaggio (di Theis Schmidt) in cui i canti dei muezzin diventano un dialogo che sfuma nel dibattito politico-teologico.



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