La Pasqua è stata celebrata con concerti in tutto il mondo, anche in questo periodo di pandemia. Tra i tanti disponibili in streaming in Italia, ne ho selezionati due trasmessi sul canale culturale televisivo RAI5. Il primo è stato trasmesso in prima serata giovedì 1 aprile e ha visto Antonio Pappano (recentemente nominato direttore musicale della London Symphony Orchestra) dirigere l’orchestra sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia Academy in Ein deutsches Requiem, nach Worten der heiligen Schrift (generalmente chiamato Un Requiem Tedesco) di Johannes Brahms. I solisti erano il soprano Chen Reiss ed il baritono Thomas Tatzl. Il secondo concerto è stato trasmesso in prima serata il 3 aprile. Nella Cattedrale di Orvieto, Zubin Mehta ha diretto l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino in un programma mozartiano: sinfonia n. 40, Krönungsmesse (la Messa della Coronazione) e Ave Verum. I solisti erano il soprano Eva Mei, la mezzosoprano Francesca Cucuzza, il tenore Valentino Buzza e il Emiliano Cordaro.
Brahms ha predisposto lui stesso il libretto. La tradizionale Messa da Requiem cattolica utilizza un testo standardizzato in latino. Invece, Brahms ha tratto il testo dalla Bibbia tradotta in tedesco da Lutero. La prima volta che Brahms utilizzo il titolo Ein deutsches Requiem fu in una lettera del 1865 a Clara Schumann in cui scrisse che intendeva che il pezzo fosse “eine Art deutsches Requiem” (una sorta di Requiem tedesco). Brahms fu commosso quando scoprì, anni dopo, che Robert Schumann aveva pensato ad un’opera con lo stesso nome. Tedesco si riferisce principalmente alla lingua piuttosto che al pubblico previsto. Brahms disse a Carl Martin Reinthaler, direttore musicale della Cattedrale di Brema, che avrebbe chiamato volentieri l’opera “Ein menschliches Requiem” (Un requiem umano).
Sebbene la Messa del Requiem nella liturgia cattolica inizi con le preghiere per i morti (“Concedi loro il riposo eterno, o Signore”) ed è altamente drammatica (pensate a quella di Verdi), il Requiem Tedesco di Brahms si concentra sui vivi, a partire dal testo “Beati coloro che piangono, perché saranno confortati”. Questo tema- transizione dall’ansia al conforto – ricorre in tutti i seguenti movimenti tranne i movimenti IV e VII, quello centrale e quello finale. Sebbene l’idea del Signore sia la fonte del conforto, l’umanesimo persiste attraverso l’opera. L’orchestra diretta da Anthony Pappano, il coro preparato da Piero Monti e i due solisti lo hanno reso magnificamente. Anche senza pubblico, l’enorme auditorium di Santa Cecilia si adatta bene all’atmosfera serena di questo Requiem molto speciale. L’orchestra, il coro e i solisti hanno avvolto il pubblico virtuale e consegnato un messaggio di consolazione a tutti gli esseri umani. E’ stato commovente anche se visto ed ascoltato tramite la televisione.
Il concerto di Mehta e del Maggio Fiorentino includeva tre noti brani di Wolfgang Amadeus Mozart. Senza pubblico l’enorme e ricca Cattedrale di Orvieto era più sontuosa del solito. Mehta ha diretto la sinfonia n. 40 di Mozart con leggerezza e trasparenza quasi per giustapporla alla solennità della Krönungsmesse che Mozart compose all’età di 23 anni quando era tornato a Salisburgo su richiesta del padre; soffriva profondamente perché il Principe Arcivescovo lo trattava come un servo. È una composizione eseguita meno frequentemente della sinfonia n. 40. Mehta, l’orchestra, i solisti e il coro (preparato da Lorenzo Fratini) hanno mostrato il dolore del giovane Mozart e più significativamente le connessioni tra questo pezzo occasionale e le opere teatrali del periodo (principalmente, “Idomeneo, Re di Creta“). Il concerto si è concluso con l’ispirato inno Ave Verum.
Per il resto del mese, entrambi i concerti sono disponibili su www.raiplay.it
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