Alberto Brambilla spiega la rivalutazione delle pensioni
L’economista Alberto Brambilla in un’intervista a Libero ha commentato la recente rivalutazione degli assegni pensionistici decisa dall’esecutivo di Giorgia Meloni ed inserita nella Legge di Bilancio. Con la nuova rivalutazione quello che concretamente accade è che vengono penalizzate le pensioni meritevoli, di chi riceve oltre quattro volte il minimo previsto, a favore delle pensioni sociali, riconosciute a persone che non hanno mai versato contributi.
Procedendo per ordine, Alberto Brambilla spiega in cosa effettivamente consista la rivalutazione degli assegni pensionistici. “La rivalutazione”, spiega a Libero, “rimane piena solo per gli assegni inferiori a quattro volte il minimo, per poi scendere al 35% per chi riceve oltre dieci volte il trattamento minimo. Mentre viene fissato al 120% solo per le pensioni sociali o assistenziali”, ed a differenza del passato, “la rivalutazione viene calcolata sull’intero importo, e non sullo scaglione”. Stimando, invece, un calcolo, Brambilla sostiene che “ipotizzando un’inflazione al 10%, chi riceve un assegno pari a 8 volte il minimo, ovvero 4.200 euro lordi, prenderà a titolo di rivalutazione il 2,92%. Con un’inflazione del 2%, questi pensionati nei prossimi dieci anni perderanno tra i 13 mila euro e i 115 mila euro“.
Brambilla: “L’Inps è in deficit per le pensioni sociali”
Continuano a commentare la questione della rivalutazione delle pensioni, Alberto Brambilla ritiene che sia “una punizione severa per i pensionati che hanno più di quattro volte il trattamento minimo. È uno schiaffo al merito perché, invece di premiare chi ha meritato la pensione che riceve, si premia chi in 67 anni di vita non è riuscito a pagare nemmeno quindici anni di contributi”.
“Tra l’altro tutto questo a favore dei pensionati sociali”, continua a spiegare Brambilla. “In Italia ci sono quasi 900mila persone che in 67 anni di vita sono stati totalmente sconosciuti all’Inps e al fisco a cui si vorrebbe dare 600 euro al mese. Inoltre, se la pensione è maturata con i contributi viene tassata, invece i 600 euro erogati gratis dallo Stato non lo sono”. Sarebbe, conclude Brambilla, un modo per favorire i “4,5 milioni di pensionati che non hanno mai pagato le tasse, quasi il 30% dei 16 milioni di pensionati totali: sono stati mantenuti prima e vengono mantenuti anche adesso”. “In questo modo non si premia il merito”, insiste, “ma soltanto chi non fa nulla. Senza contare che il deficit dell’Inps è dovuto interamente alle prestazioni sociali”.