La scorsa settimana nella cornice del Talent Garden Ostiense a Roma si è tenuta la prima edizione del Brand Journalism Festival, evento promosso da Social Reporters con l’obiettivo – fondamentale nel complicato panorama giornalistico italiano – di riflettere su temi come l’etica, la trasparenza e la sostenibilità del mondo della comunicazione: interessante rilevare che, pur trattandosi di una prima edizione, il Brand Journalism Festival è riuscito a richiamare l’attenzione di oltre 200 partecipanti, tra cui giornalisti, editori, redattori, dirigenti, rappresentanti di istituzioni ed esperti comunicatori.



Al centro dell’evento – che ha avuto il Gruppo Unipol come main partner – c’era la necessità di capire come sia possibile costruire un’informazione veramente responsabile che vada oltre la semplice diffusione di messaggi commerciali, incorporando al suo interno (in piena ottica giornalistica) il bisogno della società di verità, attendibilità e trasparenza; il tutto guardando alle nuovissime generazioni che devono diventare – ora più che mai – attori consapevoli e critici.



Durante i sette panel del Brand Journalism Festival è emersa la necessità di superare la logica della persuasione pubblicitaria e del sensazionalismo giornalistico, facendo leva soprattutto sulla reputazione dell’azienda di riferimento che deve essere comunicata con trasparenza e responsabilità; mettendo tuttavia sempre al centro le persone che devono essere viste come veri e propri attori protagonisti e consapevoli dell’intero processo comunicativo.

Tutti questi aspetti – e molti altri – emersi al Brand Journalism Festival verranno ora messi a sistema per arrivare a presentare nel corso della seconda edizione un vero e proprio manifesto che ambisce a essere una sorta di “guida” per la comunicazione trasparente, promuovendo quella cultura dell’informazione che non ignora – e anzi, mette al centro – la responsabilità sociale. “L’obiettivo prospettico – come ci spiega il Ceo di Social Reporters e organizzatore del Brand Journalism Festival Ilario Vallifuoco – è quello di offrire un contributo a disciplinare meglio la professione del giornalismo e il rapporto tra aziende e media”.



Secondo Vallifuoco, “è essenziale innescare un cambiamento radicale non solo all’interno delle aziende, ma nella società nel suo complesso”, rendendo innanzitutto le persone “più consapevoli delle proprie azioni” e delle informazioni che consumano.

L’ottima risposta in termini di partecipazione diretta e indiretta all’evento dimostra, aggiunge Vallifuoco, che “il brand journalism è una disciplina, non un hype del momento, che può contribuire al rinnovamento del giornalismo, chiamato anche ad affrontare non solo una situazione critica, ma anche le sfide, e le opportunità, rappresentate dai new media e dall’Intelligenza Artificiale“.

Proprio per questa ragione, il Brand Journalism Festival si è avvalso del contributo culturale del Gruppo Unipol che in questo contesto – evidenzia ancora Vallifuoco – “rappresenta un punto di riferimento: ha creato il magazine Changes, ha una struttura di comunicazione interna che si interfaccia con una struttura di comunicazione esterna, ha costruito un ‘ecosistema’, un universo editoriale, che rappresenta il crocevia per una nuova interpretazione del giornalismo, che non è solo servizio pubblico e cronaca di quel che accade nel mondo, ma è anche un giornalismo profondo, di qualità, che riesce a divulgare valori essenziali non solo ai clienti, ma a tutti i fruitori di contenuti, giovani compresi”.

Di Changes ci parla anche il Responsabile Media Relations, Corporate Reputation and Digital PR del Gruppo Unipol Fernando Vacarini, spiegando come dal blog magazine, “in cui vengono approfondite le tematiche che riguardano il futuro, i rischi emergenti”, si sia presto arrivati a una versione cartacea che, quasi in controtendenza rispetto a quel che è avvenuto per i tradizionali quotidiani e periodici, “ha ottenuto dei risultati molto superiori alle attese. Merito anche della scelta di puntare sulla qualità dei contenuti e della logica con cui vengono trattate le notizie”. La “media company” di Unipol, tra l’altro, “una volta elaborato il contenuto è in grado di declinarne il messaggio nei diversi social utilizzando il linguaggio più corretto e coerente con il mezzo stesso e con l’età di chi l’utilizza”.

Attraverso Changes è nato poi un dialogo e un rapporto con Social Reporters, che ha portato – aggiunge Vacarini – “alla scelta di contribuire culturalmente al Brand Journalism Festival e di condividerne il percorso che proseguirà ora in vista della seconda edizione”.

Dunque il manifesto che verrà messo a punto dovrà anche cercare di “sistematizzare” meglio il concetto di Brand Journalism e aiutarne lo sviluppo. Il che – conclude Vacarini – “può essere davvero importante anche per il futuro occupazionale dei giovani. Molti di loro, infatti, possono trovare in questo settore un’alternativa altrettanto professionale al giornalismo strettamente inteso”.

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