Avrebbe tentato di strangolare la moglie a letto, per poi difendersi sostenendo di essere “sonnambulo” e di aver agito senza esserne consapevole perché in preda ad uno degli episodi notturni che lo avrebbero visto altre volte protagonista. Ma per l’accusa, un 58enne di Braone, in Valle Camonica, avrebbe cercato di uccidere la donna, svegliatasi di soprassalto mentre il coniuge cercava di soffocarla con un cuscino dopo averle stretto le mani intorno al collo, e deve quindi rispondere di tentato omicidio in tribunale.
È questo il capo di imputazione che lo vede alla sbarra nel processo che si è aperto poche ore fa, riporta Il Giorno, con prossima udienza fissata al 14 dicembre. In quella occasione sarà sentita la donna, costituitasi parte civile. Secondo quanto ricostruito, l’uomo avrebbe poi tentato il suicidio gettandosi dal balcone della loro casa al secondo piano salvandosi per miracolo. I fatti oggetto del dibattimento risalgono al 4 gennaio 2021 e riguardano una coppia che, scrive ancora il qutodiano, non sarebbe nota alle forze dell’ordine. Nessun pregresso di violenza né segnalazioni di attriti coniugali.
Tentò di strangolare la moglie a Braone, la difesa: azione durante episodio di sonnambulismo
Secondo la difesa del 58enne, l’uomo avrebbe agito in preda a uno dei suoi attacchi di sonnambulismo, tentando di strangolare la moglie nel letto accanto a lui per poi gettarsi dal balcone, appena presa coscienza dell’accaduto, tentanto di togliersi la vita. L’uomo è finito a processo davanti ai giudici della prima sezione penale con l’accusa di tentato omicidio e fu trovato gravemente ferito e in stato confusionale da soccorritori e carabinieri intervenuti sul posto la notte del 4 gennaio di due anni fa. Secondo la versione della moglie, riporta Il Giorno, si sarebbe svegliata di soprassalto quando improvvisamente il marito, senza un motivo apparente, le stringeva le mani attorno al collo prima di premerle un cuscino sul volto. A indagare sulla vicenda, i militari della compagnia di Breno.
I primi accertamenti avrebbero portato a ritenere verosimile un improvviso episodio di sonnambulismo che, stando al racconto dell’uomo, gli avrebbe fatto compiere un gesto non voluto: “Non avevo alcuna intenzione di uccidere“, avrebbe dichiarato agli inquirenti nell’immediatezza dell’accaduto. Il 58enne sarebbe stato poi sottoposto a divieto di avvicinamento nei confronti della consorte e una perizia disposta dal gip avrebbe concluso per l’imputabilità dopo aver evidenziato una “piena capacità di intendere e di volere” al momento dei fatti. La difesa, respingendo il quadro sostenuto dai periti, avrebbe ottenuto una integrazione, affidata a un altro esperto del sonno, che però avrebbe portato allo stesso esito senza tuttavia escludere che, alla luce di eventuali ulteriori accertamenti clinici, la valutazione potrebbe essere stata diversa. Proprio la perizia avrebbe convinto la Procura a chiedere il rinvio a giudizio per il 58enne.