Questa sera andrà in onda l’episodio della docufiction ‘Cronache criminali‘ incentrata sulla figura del dottor Brega Massone e sul caso passato alla storia della cronaca del nostro paese con il nome di ‘clinica degli orrori‘ riferito alla clinica privata milanese Santa Rita: un caso che ottenne una risonanza fuori dall’ordinario e che parlava di decine e decine di pazienti sottoposti a cure e terapie del tutto inutili al solo fine di ottenere – dal Sistema Sanitario Nazionale – rimborsi da migliaia e migliaia di euro.
Sulla figura di Brega Massone sono state scritte pagine e pagine di cronaca e di sentenze, ma vale la pena ritornare un attimo indietro per ricordare che all’epoca dei fatti (l’arresto avvenne nel 2008) il dottore era primario di chirurgia toracica nella clinica privata milanese: dei migliaia di pazienti che aveva trattato, circa 120 erano stati sottoposti ad interventi e cure del tutto inutili; mentre quattro di questi – addirittura – morirono sotto i ferri.
A scoprire le malefatte di Brega Massone furono le procuratrici Grazia Pradella e Tiziana Siciliano che un anno prima dell’arresto dell’ex primario ricevettero una soffiata su alcuni casi sospetti all’interno di quella che sarebbe diventata la clinica degli orrori: l’intero reparto del chirurgo era al centro di un’ampia – ed ormai strutturale – truffa fine solamente ad incassare quei rimborsi di cui parlavamo prima con decine di interventi dannosi e i quattro decessi.
Brega Massone: il lungo iter processuale contro l’ex chirurgo primario della ‘clinica degli orrori’ milanese
Senza dilungarci troppo sul caso di cronaca in sé – al quale abbiamo comunque dedicato un altro pezzo che potete trovare facilmente tra queste stesse pagina – qui ci preme ricostruire quel lungo iter processuale che vide protagonista Brega Massone e il suo collaboratore Fabio Presicci: entrambi continuarono a dichiararsi innocenti, ma servì a poco perché nel primo di due processi vennero ritenuti entrambi colpevoli di omicidio volontario con dolo eventuale, condannandoli all’ergastolo.
Questo – almeno – fino alla Corte di Cassazione che nel 2017 stravolse completamente la sentenza a carico di entrambi chiedendo ai giudici di Appello di formulare meglio l’ipotesi per cui i quattro omicidi sarebbero stati ‘volontari’, partendo dal dubbio se Brega Massone e collega avessero accettato l’ipotesi che i pazienti sarebbero morti sotto ai ferri e – soprattutto – se avevano agito con l’intento di ucciderli o (quanto meno) provare a salvarli.
Così nel 2021 dopo un secondo (lungo) procedimento sia Brega Massone che Presicci vennero accusati ‘solamente’ di omicidio preterintenzionale con la sola aggravante dello scopo di lucro: all’ex primario vennero inflitti 15 anni di reclusione e al collaboratore 7 anni e 8 mesi per aver preso parte ai soli interventi mortali di due pazienti; condanne che si unirono a quelle già inflitte nel secondo procedimento parallelo per l’accusa di lesioni e truffa ad altri 55 pazienti (ridotti rispetto ai 120 citati prima per via della prescrizione di parte di questi ultimi) per un totale – con sconto – di 18 anni e quattro mesi.