La guerra scatenata dalla Russia in Ucraina è alla base della rivoluzione in atto in Europa che porterà alla nascita di un’industria della difesa, per una difesa europea autonoma. «La situazione è totalmente cambiata con la guerra in Ucraina», conferma Thierry Breton, commissario europeo al Mercato interno, nell’intervista resa al quotidiano francese Liberation. Nel gennaio 2022 era impensabile questo scenario, ora si sta creando un’Europa della difesa, peraltro a rotta di collo. Questo perché anche se c’è una forte base industriale della difesa, è ancora molto nazionale. C’è la capacità di produrre qualsiasi cosa, ma anche un grosso problema: «Non siamo ancora riusciti ad aumentare la nostra capacità produttiva per soddisfare le esigenze degli Stati membri, che hanno tutti deciso di aumentare i loro bilanci militari ad almeno il 2% del loro PIL per soddisfare le richieste della NATO». La base industriale europea della difesa non è attrezzata per affrontare il raddoppio della spesa per la difesa, quindi il rischio per Breton «è che gli Stati acquistino rapidamente dagli scaffali ciò di cui hanno bisogno» anziché produrlo.



Per questo i 27 Stati membri hanno chiesto alla Commissione Ue la garanzia che l’industria abbia la capacità di rispondere agli ordini massimi. Di fatto, il contributo dell’Ue è quello di rendere più efficiente l’industria europea della difesa. «Per fornire munizioni all’Ucraina, ora disponiamo di un bilancio europeo e la richiesta è stata consolidata a livello di Unione europea per evitare la concorrenza tra gli Stati membri, come abbiamo visto all’inizio della pandemia di Covid, in cui ognuno ha cercato di riservare i mezzi necessari per affrontarla». Ma per Thierry Breton si può andare oltre, «mobilitando le risorse e le riserve esistenti nel bilancio dell’UE per aumentare queste capacità, se necessario». Inoltre, bisogna pensare al futuro ed evitare che si acquisti dall’esterno ciò che si può produrre in patria.



BRETON “RIVEDREMO REGOLE CONCORRENZA UE”

Non è compito della Commissione Ue sostituirsi a Stati e imprese, sottolinea Thierry Breton, ma d’altra parte l’Ue è un attore dell’Europa della difesa, quindi deve dimostrare che lavorando insieme si può essere più forti. Ma il commissario europeo guarda oltre: «A lungo termine, sarà anche necessario rivedere le regole della concorrenza europea, che non sono più adatte al mondo dei conflitti in cui siamo entrati». Bisognerà anche trovare finanziamenti: «Le banche pubbliche devono innanzitutto inviare un segnale forte alla comunità finanziaria, affinché partecipi allo sforzo di riarmo, prestando denaro all’industria della difesa». L’auspicio di Breton è che la Banca europea per gli investimenti intervenga e che anche i ministri delle Finanze facciano la loro parte. Poi per assurdo, dopo la Brexit, l’Ue anziché sfaldarsi ha assistito ad un’accelerazione dell’Europa industriale in tutti i settori. Per quanto riguarda quello militare, l’Europa pensa a se stessa come una potenza militare, non solo economica e commerciale. «In tutte le recenti crisi, che si tratti di Covid o della fine del gas russo, abbiamo dimostrato di essere più forti».



IL PIANO EUROPEO PER AIUTARE L’UCRAINA

In un’altra intervista in Francia, nello specifico a Le Parisien, Thierry Breton ha spiegato che fornire munizioni e armi all’Ucraina non indebolirà la capacità difensiva europea. «Per la prima volta l’Europa non solo compra, ma consegna pure. Stiamo mettendo sul tavolo 1 miliardo di euro per effettuare gli ordini per l’Ucraina e un altro miliardo per rimborsare gli Stati membri che stanno attingendo alle loro scorte di munizioni per rifornirle». A proposito degli aiuti a Kiev, il commissario europeo ha chiarito che sono stati individuati 15 siti in 11 Paesi europei per produrre la quantità di munizioni richieste dall’Ucraina. «In Europa abbiamo i mezzi per produrre il doppio delle munizioni rispetto agli Stati Uniti, grazie a un tessuto industriale solido e diversificato, che comprende sia fabbriche dell’Est, alcune delle quali risalgono all’epoca del blocco sovietico, sia fabbriche occidentali in Germania, Spagna, Italia, Francia, ecc. L’industria della difesa deve ora passare alla modalità di economia di guerra per produrre molto più velocemente».