A pochi giorni dal viaggio di Olaf Scholz in Cina, il Commissario europeo per il Mercato interno e la Difesa Thierry Breton manda un messaggio alla Germania, che sembra essere tentata dal ‘sonderweg’, il cammino solitario: solo restando al fianco dell’Unione europea può influenzare il mondo. Inoltre, ribadisce la necessità di una riforma del Patto di stabilità per investire nell’ambiente e nelle forze armate, prendendo le distanze dalla visione della Germania. «Nessuno può dimenticare che la Cina ha fatto di tutto per dividere l’Ue durante la crisi di Covid, confermando così di essere davvero un rivale sistemico», dichiara a Libération. Ma ricorda anche che l’Europa ha adottato una serie di misure per proteggere il mercato interno europeo, come obbligo di reciprocità, controllo degli investimenti esteri, misure antidumping e antisovvenzioni.



«La Cina rimane e rimarrà un importante partner commerciale, ma le nostre relazioni devono essere inserite in questo particolare quadro geopolitico». Thierry Breton chiede, dunque, compattezza agli Stati membri dell’Ue: «È ovvio che se un anello si indebolisce, l’intero mercato europeo può risentirne. Per questo motivo, ad esempio, non è auspicabile che la Cina assuma nuove partecipazioni nelle nostre infrastrutture critiche». Ai vertici di Bruxelles non è proprio piaciuta la visita del cancelliere tedesco a Pechino. «È sempre meglio dare l’immagine di un forte coordinamento dei Paesi europei, perché dobbiamo riequilibrare le nostre relazioni con la Cina stabilendo un equilibrio di potere».



“IN GERMANIA TRASFORMAZIONE RADICALE E BRUTALE”

Il mercato europeo è ben più grande di quello americano e la Cina non può farne a meno, anzi perderebbe 3-4 punti di Pil se ci provasse. A maggior ragione serve unità in Europa. «Non possiamo più discutere con lei ognuno nel proprio angolo, dobbiamo farlo insieme per avere un peso. Inoltre, dobbiamo mettere in sicurezza tutte le nuove catene del valore che si stanno creando», avverte Thierry Breton. L’esempio è quello del litio, fondamentale per le auto elettriche. Bisogna allora costruire impianti di raffinazione in Europa per riequilibrare il rapporto con la Cina in questo settore. «Potremmo anche creare un fondo sovrano europeo per aiutare le nostre aziende critiche e impedire che cadano nelle mani di un Paese come la Cina», afferma a Libération il Commissario europeo per il Mercato interno e la Difesa. Non nasconde, dunque, la sua preoccupazione per le tensioni tra Germania e Francia, d’altra parte è consapevole della «trasformazione radicale e brutale» in corso in Germania per la dipendenza dalla Russia sul fronte energetico, dagli Usa per la difesa e dalla Cina per gli investimenti. Un trittico che è crollato in pochi mesi, tra pandemia e guerra in Ucraina, quindi la Germania deve reinventarsi rapidamente, ma non deve farlo da sola per Breton. Però quando investe 100 miliardi di euro per l’esercito, non può pensare di avvantaggiare solo l’industria della difesa americana. «Spero che questi massicci investimenti vadano a beneficio anche dell’industria europea, ma questa è una questione di sovranità nazionale e non di Unione».



DALLO SCUDO ALLA RIFORMA DEL PATTO DI STABILITÀ

Thierry Breton è scettico anche riguardo il piano della Germania di dotarsi di uno scudo antimissile con altri 13 Paesi europei, senza la Francia, con attrezzature americane e israeliane. «È un’ottima cosa avere questo scudo e sarebbe ancora meglio se coprisse tutta l’Europa». Il commissario europeo intende incontrare il ministro della Difesa tedesco per valutare soluzioni europee. A Libération ha parlato anche del Programma europeo di investimenti per la difesa da 500 milioni di euro. «L’idea è che se almeno tre Paesi acquistano insieme attrezzature europee per ricostituire le proprie scorte, la Commissione potrà finanziarli fino al 10% o al 15%. Questa preferenza europea è normale, poiché si tratta di denaro dei contribuenti europei». Pur non mettendo in dubbio il diritto di una nazione di adottare misure per fronteggiare il caro energia, Breton mette in guardia dalle «distorsioni della concorrenza nel mercato interno che questi piani nazionali possono creare, poiché alcuni Stati hanno una capacità di prestito più favorevole di altri». Breton si dice, quindi, favorevole ad un meccanismo europeo, come avvenuto per il Covid; infatti, il Consiglio europeo ha chiesto alla Commissione Ue di studiare un piano. Tornando alla Germania, che non è favorevole ad una riforma del Patto di stabilità e crescita, sospeso dal 2020, Breton ha ricordato che Germania, Austria, Danimarca, Svezia e Olanda «hanno investito la metà di quelli del sud, compresa la Francia» nella difesa, per questo il debito è più basso. «Se la Germania avesse investito i 460 miliardi di euro “mancanti” nella sua difesa, cioè 14 punti del suo PIL, il suo debito non sarebbe del 70% ma dell’84%, che non è la stessa cosa. Per l’Austria, il livello del debito sarebbe aumentato di 21 punti, per la Danimarca di 11, per i Paesi Bassi di 12 e per la Svezia di 13».

“DEBITO DI CARBONIO FRUGALI SUPERIORE AD ALTRI…”

Anche la lotta al cambiamento climatico rappresenta un’occasione per Thierry Breton “bacchettare” chi preferisce andare per la sua strada. «Il “debito di carbonio” della Germania è quindi pari al debito combinato di Francia, Italia e Spagna… Il debito di carbonio dei “frugali” è superiore del 20% a quello dei “lassisti”, la cui popolazione è più numerosa del 61%». Dunque, per il commissario europeo bisogna prendere coscienza del contributo che si dà al bene comune europeo e nell’interesse generale dell’Europa per avere un approccio equilibrato al tema del debito. «Da lì, possiamo concordare insieme traiettorie coordinate di riduzione del debito nell’arco di quattro o sette anni: investire di più nella difesa e/o fare maggiori sforzi per ridurre le emissioni di CO2, raggiungere il pareggio di bilancio facendo le necessarie riforme strutturali».