La crisi e la congiura dei Tory, la fumata nera con Corbyn e non solo: caos Brexit in Gran Bretagna, premier Theresa May e Governo sotto assedio. Le elezioni europee 2019 si sono trasformate in una sorta di Referendum 2.0, con le dimissioni della May che sembrano sempre più vicine: Downing Street ha reso noto che, dopo un consulto con i ministri, ha deciso di rimettere mano sul testo per l’uscita dall’Unione Europea. Come vi abbiamo raccontato, ieri sono giunte le dimissioni della responsabile dei rapporti con il parlamento Andrea Leadson, sostituita dal moderato Mel Stride, ma si prevede un rimpasto ben più ampio come evidenzia Il Fatto Quotidiano: Stride è stato a sua volta rimpiazzato nell’incarico precedente da Jesse Norman, ex sottosegretario ai Trasporti, cui subentra Michael Ellis in arrivo dal dicastero della Cultura. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



DIMISSIONI MAY IL 5 GIUGNO?

Non oggi, non ieri e neanche venerdì: potrebbe essere il 5 giugno il giorno delle dimissioni ufficiali di Theresa May da Premier del Regno Unito. Così almeno rilanciano da Londra dopo le parole importanti rilasciate dal Ministro degli Esteri inglese Jeremy Hunt, a margine di una conferenza sulla cyber-sicurezza a Londra. «Theresa May sarà ancora primo ministro per ricevere il presidente degli Usa Donald Trump» (in visita dal 3 al 5 giugno prossimo, ndr) «ed è giusto che sia così». Poche parole ma bastevoli per capire due cose: non ci sarà nessun voto sul quarto piano Brexit che la May ha presentato ieri e poi, soprattutto, che ormai resta capire solo quando e non se la Premier Tory si dimetterà dal Governo. Intanto la ministra per i Rapporti con il Parlamento (la Leader of the House, ndr), Andrea Leadsom, ha annunciato le dimissioni in polemica con le concessioni fatte dalla premier Theresa May alle opposizioni nel testo della legge d’attuazione della Brexit (leggasi, secondo referendum). Figura di spicco fra i componenti brexiteer del governo Tory, la Leadsom rappresenta il forte manipolo di parlamentari e membri Tory destinati ad ottenere lo “scalpo” della May affossando definitivamente ogni possibile approdo della legge Brexit in Parlamento per la quarta volta consecutiva.



CONGIURA TORY CONTRO LA PREMIER

Doveva essere ieri sera quella decisiva per la “pugnalata” politica dei Tory contro la loro leader e Premier, Theresa May e invece tutto è rinviato pare a domani: dopo la riunione fino a tarda serata di un folto gruppo di Conservatori a Londra, la decisione di premere forte per le dimissioni della n.1 Tory è stata di fatto congelata vuoi per il voto delle Elezioni Europee 2019 di oggi (dove già il Brexit Party di Farage è dato in netto vantaggio) vuoi perché le alternative e i piani B dopo la May non convincono ancora per nulla. Il risultato è che la Gran Bretagna è nel caos più completo: la Premier aveva tentato con il quarto piano di divorzio dall’Ue presentato in pochi mesi di sbloccare la partita e votare per la Brexit il prossimo 7 giugno, ma si è rivelato tutto un clamoroso boomerang. I Labour si sono sfilati attaccando la May, i Tory stessi si sono divisi ancor di più con sempre meno “pattuglie” in appoggio alla leader di Governo; come ben riporta il Fatto Quotidiano, «I “10 punti di novità” illustrati ieri dalla premier Tory in pubblico e presentati nella Camera dei Comuni sono stati accolti da un clima a metà fra l’ostilità e il disinteresse in un aula che si è andata in parte svuotando mentre May ancora parlava».



BREXIT, CAOS MAY: DOMANI LE DIMISSIONI?

L’apertura ad un possibile nuovo emendamento sul referendum Brexit bis – fatto per invogliare una parte del Parlamento UK che spinge per questa soluzione, nonostante il parere contrario della May – ha di fatto creato la crepa definitiva all’interno dei Tory, specie alla possibile vigilia di una clamorosa debacle elettorale alle Europee. I membri più vicino a Downing Street avrebbero cercato ieri sera, e lo continueranno a fare anche oggi, una moral suasion nei confronti della May per farla dimettere prima dell’ennesima bocciatura assai probabile in Parlamento: un modo per convincerla ad anticipare i tempi per evitare di inguaiare Londra ancora di più e permettere di uscire dall’Europa prima dell’esordio dei nuovi europarlamentari eletti a Bruxelles. Secondo il Times domani sarà il giorno decisivo per le dimissioni di Theresa May, «messa alle corde dalla fronda interna che cresce sempre di più, dopo l’uscita dal governo ieri sera di Andrea Leadsom, ministro per i rapporti con il Parlamento». Dopo l’ultimo piano presentato, la bozza neanche vede la luce in Parlamento per ora: un modo per “costringere” la Premier a mollare il colpo: e il golpe, a quel punto, sarebbe servito.