Brutta botta d’arresto per la Brexit e per il premier Boris Johnson: la Camera dei Comuni ha approvato l’emendamento Letwin con 322 voti favorevoli e 306 contrari. Presentato questa mattina, l’emendamento riguarda il rinvio dell’approvazione dell’accordo sull’uscita dall’Unione Europea del Regno Unito fino a quando non sarà approvata tutta la legislazione per l’addio a Bruxelles. Come evidenzia Sky News, l’effetto dell’emendamento costringerà l’esecutivo a chiedere lo slittamento della Brexit oltre il 31 ottobre. Non è tardata ad arrivare la presa di posizione di Johnson: «Non negozierò un rinvio con l’Unione Europea, la cosa migliore per la Gran Bretagna e l’Ue è l’uscita in base ai termini dell’accordo negoziato tra Londra e Bruxelles». Il primo ministro ha aggiunto che la prossima settimana il suo Governo presenterà in Parlamento la legislazione per l’uscita dall’Unione Europea il 31 ottobre 2019. Di parere contrario l’opposizione, il leader laburista Corbyn ha spiegato che Johnson «dovrà adeguarsi alla legge e chiedere uno slittamento». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



BREXIT, JOHNSON: “E’ TEMPO DI DECIDERE”

Boris Johnson ha chiesto al parlamento di approvare l’accordo per la Brexit, spiegando che “ora è arrivato il tempo” di decidere. Sono le parole del primo ministro britannico in apertura del dibattito straordinario in corso di svolgimento presso la Camera dei Comuni. L’ex sindaco di Londra ha ricordato come la Gran Bretagna non sia stata in grado di trovare un’intesa con Bruxelles da tre anni a questa parte, dopo il referendum del 2016, ed ha sottolineato che l’accordo raggiunto due giorni fa servirà per “riunire il Paese”. Johnson ha parlato di “un nuovo modo per andare avanti”, ricordando come l’accordo “rimuova il backstop”, e “ci ridà il controllo”, aggiungendo che un nuovo rinvio sarebbe “insensato, costoso e corroderebbe profondamente la fiducia pubblica”. Per Johnson la nuova intesa raggiunta metterà d’accordo anche gli irlandesi, garantendo la pace del Venerdì Santo, nonché il legame fra l’Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



BREXIT, VOTO PARLAMENTO IN DIRETTA: OCCHIO ALL’EMENDAMENTO LETWIN

Si è aperta la seduta presso il parlamento britannico, in merito alla votazione dell’accordo sulla Brexit. Una giornata quindi cruciale per il futuro della Gran Bretagna, con il governo chiamato a rettificare o meno l’intesa raggiunta negli scorsi giorni fra Boris Johnson e l’Ue. Come ricorda Repubblica, i giochi non sono ancora conclusi, visto che il cosiddetto “emendamento Letwin” potrebbe far saltare il banco. Secondo le indiscrezioni, l’emendamento in questione avrebbe i numeri giusti per passare (lo voterebbero le opposizioni nonché i tory moderati), e potrebbe far slittare il voto decisivo sull’accordo Brexit “a dopo l’approvazione di tutta la legislazione allegata – si legge sul quotidiano – e non prima, cioè oggi, come era previsto”. Se l’emendamento Letwin passasse a quel punto Johnson sarebbe costretto a chiedere un nuovo rinvio all’Ue, ma lo stesso primo ministro ha ribadito più volte di non essere disposto a chiedere un nuovo “delay”, e ciò aprirebbe ad un nuovo ennesimo scontro istituzionale interno. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



BREXIT, DIRETTA VOTO PARLAMENTO USCITA DALL’UE

Brexit, oggi il voto del Parlamento di Londra sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea dopo l’accordo raggiunto con Bruxelles: il testo dell’intesa tra Boris Johnson e Jean-Claude Juncker sarà messo ai voti e la strada è tutt’altro che in discesa per il primo ministro britannico. L’ex premier Theresa May non è riuscita a superare questo ostacolo per ben tre volte e sono ore frenetiche a Westminster in vista della seduta straordinaria: il governo presenterà una mozione in cui chiedere ai deputati di votare o per il deal o per il no deal, con la votazione che sarà preceduta da uno statement di Boris Johnson e da un dibattito alla camera dei Comuni. Ma non mancano le polemiche: nelle scorse ore sono state registrate proteste a proposito della formulazione della mozione da parte delle opposizioni, che vorrebbero far valere la legge anti no-deal. E inizia la conta, con l’esecutivo britannico che mira a “quota 320″…

BREXIT, DIRETTA VOTO PARLAMENTO: LA CONTA

Boris Johnson ha definito l’intesa tra Uk e Ue «un accordo giusto, razionale ed eccellente», sottolineando di aspettare l’approvazione da parte dei parlamentari britannici. Ma il futuro è tutto da scrivere: unionisti nord-irlandesi, Laburisti e Lib-dem sono apertamente contro il testo stilato dal governo e da Bruxelles. Il premier parte dalla base di 286 voti, il numero raggiunto da Theresa May al voto dello scorso marzo: per il via libera definitivo servono 320 voti a favore. Ne mancano 34, dunque, e Johnson punterà su tutti quei deputati che non hanno ancora deciso cosa votare. Come evidenzia Huffington Post, il primo ministro si muoverà su più fronti, cercando un’intesa con gruppi e correnti molto distanti tra loro: dai ribelli laburisti passando per i conservatori indipendenti “dissidenti”, fino all’ala euroscettica dei Tory. Ma non solo: previsto il voto sfavorevole dei deputati del Dup, con la leader Arlene Foster che non darà il suo appoggio a un accordo che mantiene l’Irlanda del Nord allineata al mercato unico europeo fino al 2023.

BREXIT, TRA PRO E CONTRO

Oltre alle critiche di Arlene Foster, il governo deve fare i conti con il giudizio negativo espresso dai Labour di Jeremy Corbin e dai LibDem di Jo Swinson. Il leader laburista ha spiegato che l’accordo negoziato da Johnson sulla Brexit «sembra persino peggiore di quello raggiunto da Theresa May, già respinto a valanga dal Parlamento». Corbin ha sottolineato che «queste proposte potrebbero innescare una corsa al ribasso su diritti e tutele», parlando di un «accordo-svendita che non riunifica la Gran Bretagna» e annunciando di non dare il sostegno al testo. Buone notizie per Johnson dall’Irlanda, con Dublino che giudica «buono» il deal sulla Brexit «sia per l’Irlanda che per l’Irlanda del Nord». Il premier Leo Varadkar ha spiegato che il testo «garantisce che non vi sarà un fisico irlandese e che il mercato unico sarà protetto».