Intesa Regno Unito-Unione Europea per la Brexit, ma ora il premier Boris Johnson dovrà fare i conti con il Parlamento. Sabato è previsto il voto sul testo, con Theresa May che non è riuscita a superare questo ostacolo per ben tre volte. «Sono fiducioso che i miei colleghi in Parlamento quando esamineranno questo testo lo voteranno», le parole del primo ministro britannico. Prime reazioni dall’Italia sull’accordo tra Londra e Bruxelles, ecco il commento di Matteo Renzi: «L’accordo sulla Brexit segna un momento storico della vita europea. Per i cittadini europei sarà molto triste, per quelli britannici un vero disastro. Quando i referendum si vincono con le bugie, chi ci rimette è sempre la povera gente». Entusiata, invece, Matteo Salvini: «Complimenti al premier Boris Johnson e al popolo britannico per l’accordo raggiunto sulla Brexit. A Londra, a differenza che in Italia, il voto dei cittadini viene rispettato». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
BREXIT: EUCO “SPINGE” JOHNSON, MA L’IRLANDA…
Dal Consiglio Europeo arriva il pieno endorsement al piano d’intesa trovato tra Johnson e Juncker, anche se come abbiamo ripetuto per tutta l’ennesima convulsa giornata di Brexit la vera partita si giocherà sabato prossimo con il voto al Parlamento di Westminster. «L’accordo negoziato dal primo ministro sembra persino peggiore di quello di Theresa May, già rigettato a valanga. Queste proposte rischiano d’innescare una corsa al ribasso su diritti e tutele, sono un accordo-svendita che non riunifica il Paese e che deve essere respinto», ripetono in coro i leader di LibDem e Labour, Jeremy Corbyn e Jo Swinson. Il Governo Johnson intende presentare sabato mattina alla Camera dei Comuni una mozione in cui chiedere ai deputati di poter votare o il no deal oppure l’accordo raggiunto tra Ue e Londra questa mattina. Lo ha annunciato il Ministro dei Rapporti col Parlamento, Jacob Rees-Mogg in aula, precisando poi che il Primo Ministro Johnson terrà prima un breve statement con conseguente dibattito, immaginiamo ai limiti della “battaglia politica”. Al momento però anche la stessa formulazione della mozione è contestata dalle opposizioni che invece vogliono far valere la legge anti-no deal siglata due settimane fa “contro” i tentativi di Boris Johnson. (agg. di Niccolò Magnani)
IL NODO IRLANDA DEL NORD, SPIEGATO
Tutti felici e contenti dopo l’annuncio dell’accordo per la Brexit fra Londra e Bruxelles? Non proprio, visto che sono molti i musi lunghi in Gran Bretagna, a cominciare da quelli dei nordirlandesi. Il Dup, il partito unionista di Belfast, aveva già spiegato nelle scorse ore la propria posizione, ritenendo l’intesa inaccettabile, ed ha confermato il tutto subito dopo la notizia del deal: “La nostra precedente dichiarazione – si legge in una breve nota – resta valida in risposta alla notizia che un deal è stato raggiunto”. Stando alla bozza di accordo raggiunta, Belfast rimarrebbe praticamente “agganciata” all’Unione Europea almeno per altri dieci anni, e di conseguenza i nordirlandesi temono che Londra li stia abbandonando, favorendo quindi una riunificazione fra le due “irlande”. Inoltre, c’è il problema del confine fra le due parti della “stessa” nazione, che verrebbe spostato nel mare fra Belfast e la Gran Bretagna, di modo che il controllo delle merci non riporti ai vecchi confini fisici, che potrebbero far tornare d’attualita le tensioni di un passato non troppo lontano. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
BREXIT, ACCORDO FRA LONDRA E BRUXELLES: MANCA “SOLO” L’OK DEL PARLAMENTO
La Gran Bretagna e l’Unione Europea hanno trovato l’accordo d’uscita per la Brexit: ora cosa succede? La risposta è semplice, toccherà al primo ministro Boris Johnson riuscire a far passare l’intesa sabato prossimo al parlamento. Un’operazione tutt’altro che scontata anche perché sono numerose le forze politiche inglesi che hanno già criticato il deal raggiunto fra Londra e Bruxelles, a cominciare dai nordirlandesi del DUP. Toccherà quindi allo stesso Johnson provare a lavorare ai fianchi degli stessi, per convincerli a dare il proprio ok all’accordo, di modo che si possa giungere alla famosa Brexit. Va infatti ricordato che nel caso in cui l’intesa non dovesse passare entro le ore 23:00 di sabato 19 ottobre, a quel punto il governo inglese potrebbe richiedere l’ennesimo rinvio dell’uscita oltre il 31 ottobre. Tra l’altro proprio nella giornata di sabato sono previste numerose manifestazioni in quel del Regno Unito, soprattutto di coloro che chiederanno un secondo referendum. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
BREXIT, ACCORDO UE-UK: LE REAZIONI
Le reazioni dall’Inghilterra e da Bruxelles, dopo l’annuncio dell’accordo trovato, non sono come prevedibili del tutto “allineate”: la sterlina e le Borse corrono, mentre è interlocutorio il “giudizio” di leader europei e membri del Parlamento Uk in vista del voto decisivo di sabato a Westminster. Se per il Consiglio Europeo l’approvazione dell’accordo Johnson-Juncker è cosa pressoché scontata, niente di più difficile sarà invece il voto di sabato con il Dup che ha bocciato l’accordo dei partner di Governo Tory e il Labour destinato a ripetere l’ostruzione fatta già con i diversi accordi May-Ue. «L’intesa non riunirà il Paese e deve essere respinto. Il miglior modo di risolvere la questione Brexit è dare al popolo l’ultima parola con un voto popolare», ribadisce Jeremy Corbyn, leader Lab, che chiede il ritorno alle urne per un nuovo referendum Brexit. Macron si dice invece fiducioso, così come la Merkel e il premier Conte (e anche Salvini che ha fatto i complimenti sui social al Primo Ministro Johnson, ndr) mentre per il capo negoziatore Barnier «Gran parte di questo accordo è quello già presentato nel 2018, ma c’è qualche elemento nuovo sull’isola d’Irlanda e sulla dichiarazione politica. Per questo motivo penso che ci possa essere il margine affinché l’accordo sia sostenuto e ratificato entro il 31 ottobre». Nel testo emanato dalla Commissione Europea sull’accordo tra Uk e Ue, saltano all’occhio l’abolizione del bacstop con l’Irlanda (confine fissato tra Belfast e Regno Unito, ndr) e la promessa di Londra di non fare concorrenza sleale ai Paesi Ue per un anno e mezzo dopo l’accordo. (agg. di Niccolò Magnani)
TROVATO L’ACCORDO SULLA BREXIT
L’accordo sulla Brexit (nuovamente) è stato raggiunto: dopo le ultime trattative tra Boris Johnson e Jean Claude-Juncker il “deal” in extremis viene trovato e sabato prossimo, come già annunciato dal Premier britannico, il Parlamento inglese è convocato in seduta straordinaria proprio per votare la Brexit. «Abbiamo un grande nuovo accordo che ci restituirà il controllo del nostro Paese. Ora il Parlamento deve lasciare che la Brexit sia fatta», scrive su Twitter Boris Johnson dopo le trattative decisive prima con Angela Merkel e poi con il Presidente uscente Junker. Lo stesso n.1 della Commissione Europea, come ultimo atto politico della sua legislatura, annuncia su Twitter con tanto di accordo postato e firmato «Dove c’è una volontà, c’è un deal – ne abbiamo uno! È un accordo equo ed equilibrato per l’UE e il Regno Unito ed è testimonianza del nostro impegno a trovare soluzioni. Raccomando al Consiglio Europeo di approvare questo accordo». Il vero problema rimane però il Dup che già ha annunciato di non votare il “deal” Uk-Ue di Johnson e al momento dunque i voti in aula mancherebbero per il Governo Tory. Saranno dunque altri tre giorni di estrema ed estenuante passione politica per l’infinita, tentata, Brexit. (agg. di Niccolò Magnani)
????? Where there is a will, there is a #deal – we have one! It’s a fair and balanced agreement for the EU and the UK and it is testament to our commitment to find solutions. I recommend that #EUCO endorses this deal. pic.twitter.com/7AfKyCZ6k9
— Jean-Claude Juncker (@JunckerEU) October 17, 2019
We’ve got a great new deal that takes back control — now Parliament should get Brexit done on Saturday so we can move on to other priorities like the cost of living, the NHS, violent crime and our environment #GetBrexitDone #TakeBackControl
— Boris Johnson (@BorisJohnson) October 17, 2019
MANCA ANCORA L’ACCORDO, MA I COLLOQUI SI INFITTISCONO…
Se fino a poche ore fa la Brexit sembrava intravedere la luce in fondo al tunnel, lo scenario si è completamente capovolto nel giro di breve tempo, ed ora, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, appare ancora ipotesi molto lontana dalla realtà. A complicare i piani di Londra e di Bruxelles, come riferito dai colleghi dell’edizione online di Repubblica, è stata l’Irlanda del Nord, con il Dup, il partito unionista nordirlandese, che ha bocciato senza se e senza ma l’accordo che Johnson stava siglando con i vertici dell’Ue. Attraverso una nota congiunta, la leader del movimento, Arlene Forster, e il suo vice, Nigel Dodds, hanno fatto sapere che: “Stando così le cose, non possiamo dare il nostro via libera alle misure previste sulla dogana e c’è una mancanza di chiarezza sull’Iva”.
BREXIT, IL DUP BLOCCA TUTTO: COSA SUCCEDE ORA?
“Continueremo a lavorare con il governo – hanno proseguito i due massimi esponenti del Dup – per cercare di ottenere un accordo che funzioni per l’Irlanda del Nord e protegga l’integrità economica e costituzionale del Regno Unito”. Negli ultimi giorni il primo ministro britannico Boris Johnson era al lavoro proprio ai fianchi del Dup per provare a trovare un accordo che potesse andare bene a tutte le parti in gioco, ma a questo punto ogni tentativo sembrerebbe essere stato vano. Cosa succederà ora? Se fino a poche giorni fa l’ex sindaco di Londra si diceva pronto a lasciare l’Unione Europea anche in modo “hard”, quindi senza alcun accordo, nelle ultime ore è ventilata la possibilità che lo stesso Premier possa richiedere una nuova data di uscita, posticipando così la Brexit oltre il 31 ottobre, molto probabilmente alla fine dell’anno solare, il 31 dicembre 2019. Nel frattempo, alla luce degli ultimi risvolti, la sterlina ha perso nei confronti dell’euro e del dollaro.