Sono cinque i punti su cui si basa la proposta finale presentata dalla Gran Bretagna all’Unione Europea, in merito alla Brexit, tutti inerenti la delicata questione Irlanda. Il primo capitolo sottolinea come sia fondamentale non minacciare in alcun modo la pace fra l’Ulster e l’Eire, le due “Irlande”. Partendo da questo assunto si passa quindi al secondo punto, ovvero, che anche la Gran Bretagna si impegni a mantenere dei legami pacifici con la terra d’Irlanda, a cominciare dalla libera circolazione dei cittadini dei due paesi. Il terzo aspetto riguarda invece la necessità della creazione di una zona di regolamentazione a scadenza 31 dicembre 2024, in cui sia a Dublino quanto a Belfast, la circolazione delle merci sarebbe regolamentata da un unico sistema legislativo, compresi anche i prodotti agroalimentari. Una zona che però non potrà essere imposta ma condivisa dalle due parti. Infine il quinto punto, che riguarda il periodo post transizione, quindi, dal primo gennaio 2025 in avanti: da quella data l’Irlanda del Nord non farà più parte del territorio doganale europeo ma britannico. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
BREXIT, PROPOSTA FINALE DI BORIS JOHNSON ALL’UE
Tutto come da copione. In occasione del congresso dei Tory, il leader del partito nonché primo ministro britannico, Boris Johnson, ha “minacciato” l’Unione Europea, sottolineando che la Gran Bretagna uscirà in ogni caso dall’Ue. Tramite il motto “Get Brexit Done”, che tradotto significa più o meno, “Facciamo che la Brexit avvenga”, il premier si è rivolto ai piani alti di Bruxelles dicendo loro: “Usciremo dall’Europa il 31 ottobre, succeda quel che succeda”. Johnson non anticipa l’offerta che verrà fatta all’Ue, ma spiega che sarà “un compromesso costruttivo”, e che non ci sarà “in alcuna circostanza il confine” tra Irlanda, l’Eire, e Irlanda del Nord, l’Ulster, eliminato durante il famoso venerdì santo del 10 aprile di 21 anni fa. Secondo Johnson, grazie a tale accordo il Regno Unito potrà “riprendere il controllo delle sue leggi, del suo denaro e dei suoi confini”. L’ex sindaco di Londra ha puntato il dito anche nei confronti dei suoi oppositori, i laburisti di Corbyn, accusandoli di aver “rifiutato di attuare la Brexit, rifiutato di presentare qualunque proposta costruttiva e rifiutato le elezioni”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
BREXIT, JOHNSON LANCIA LA PROPOSTA FINALE
Verrà espletata quest’oggi “l’offerta finale” di Boris Johnson all’Unione Europea per quanto riguarda la Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dagli Stati Membri. Secondo quanto riportato dai principali quotidiani nazionali e non in queste ultime ore, quella del primo ministro britannico sarà una proposta prendere o lasciare, dentro o fuori. In poche parole l’Ue verrà messa con le spalle al muro: un nuovo accordo voluto da Londra, oppure, l’uscita dura con il No Deal, senza intesa. Ai piani alti di Bruxelles sono sempre più convinti che l’ex primo cittadino di Londra spinga per il No Deal comunque e dovunque, e “l’offerta finale” sarebbe solo un’ultima provocazione nei confronti dell’Ue per fare in modo che la stessa vada a muso duro con la Gran Bretagna, e arrivi allo scontro. “Quello di Boris – scrive a riguardo Repubblica – potrebbe essere l’ennesimo bluff con un obiettivo ben preciso e potenzialmente distruttivo: trascinare il Paese al No Deal”, nonostante nel paese sia stata approvata pochi giorni fa una legge che vieti il mancato accordo, e che obbligherebbe ad un nuovo rinvio oltre il 31 ottobre, nel caso in cui non si trovasse l’intesa fra Londra e l’Ue.
BREXIT, OFFERTA FINALE DI JOHNSON: ECCO LA PROPOSTA
Peccato però che a Downing Strett sarebbero già alla ricerca del cavillo legale per provare ad uscire dall’Unione Europea senza il famigerato accordo. Ma scopriamo questa proposta finale di Johnson; in base a quanto riportato dal tabloid Telegraph, l’offerta all’Europa sarebbe quella di un’Irlanda allineata al mercato unico fino al 2025, con il sistema del doppio confine, ovvero, uno fra la Gran Bretagna e Belfast, nonché una fra l’Irlanda del nord e la Repubblica d’Irlanda, di modo che così facendo si limitassero al massimo i controlli alla frontiera. Un’offerta che non troverà d’accordo gli alti papaveri di Bruxelles, visto che secondo Johnson, Belfast lascerebbe comunque l’unione doganale assieme al Regno Unito, e di conseguenza tornerebbero i chekpoint fra le due “Irlande”, e il mercato unico europeo non sarebbe preservato.