Nella giornata di oggi la Corte di giustizia dell’Unione Europea si è espressa in merito ai ricorsi contro la Brexit presentati da tre distinti cittadini britannici. I ricorsi in questione erano stati presentati poco dopo il famoso “divorzio” tra il Regno Unito e l’Unione Europea, con i tre cittadini che contestavano il fatto di aver perso i loro diritti di cittadini europei per via della decisione del Consiglio Europeo di concedere l’uscita del Regno dall’Unione. Secondo la corte lussemburghese, tuttavia, i ricorsi contro la perdita di diritti a causa della Brexit sarebbero inammissibili in quanto riconducibili esclusivamente al volere dello stato e non dell’Unione.
Ricorsi contro la Brexit respinti: le motivazioni della Corte
Insomma, tutti e tre i ricorsi presentati alla Corte di giustizia dell’Unione Europa contro la perdita dei diritti di cittadini dell’UE da parte degli inglesi dopo la Brexit, sarebbero stati respinti, adducendo le stesse identiche motivazione. Non si tratterebbe, inoltre, di un caso isolato perché, prima di arrivare davanti alla corte, gli stessi cittadini avevano già provato a lamentare la loro perdita di diritti davanti al Tribunale ordinario dell’Unione Europea, che aveva immediatamente respinto la loro istanza.
Quel primo stop, però, non avrebbe fermato i ricorsi contro la Brexit dei tre cittadini, che hanno deciso di rivolgersi direttamente alla Corte di giustizia. Quest’ultima, ora, avrebbe confermato la prima sentenza emessa tra tribunale europeo, sottolineando che “la decisione di recedere [dall’Unione Europea] ricade esclusivamente nella sfera di volontà dello Stato membro interessato, nel rispetto delle sue norme costituzionali, e dipende quindi unicamente da una scelta sovrana”. Insomma, concludono i giudici del Lussemburgo, la perdita dei diritti di cittadini dell’UE è “una conseguenza automatica della sola decisione sovrana adottata dal Regno Unito di recedere dall’Unione, e non già dell’accordo di recesso o della decisione del Consiglio” di approvare la Brexit.