Era il 23 giugno 2016 e quel referendum sulla Brexit ancora non era chiaro come avrebbe determinato ben più di un semplice “negoziato” d’uscita dall’Europa: dopo più di 4 anni, è rimasto un sostanziale “mistero” negoziale tra Unione Europea e Regno Unito. L’ultimo capitolo della infinita storia post-Brexit vede protagonista il vicepresidente della Commissione europea, Maros Sefcovic, che oggi in una dichiarazione alla commissione mista contesta le ultime clamorose novità portate da Londra al Withdrawal Agreement: «invito il Governo Johnson a ritirare le misure che volano l’accordo sulla Brexit dal progetto di legge nel più breve tempo possibile e comunque entro la fine del mese». L’incontro a Londra tra Sefcovic e il Ministro per la Brexit Michael Gove non ha lenito le fratture ancora presenti tanto che il vicepresidente della Commissione Ue è arrivato a lanciare un minaccioso ultimatum al Governo di Londra: «l’accordo di ritiro contiene una serie di meccanismi e rimedi legali per affrontare le violazioni degli obblighi giuridici contenuti nel testo che l’Unione europea non esiterà a utilizzare». Insomma, l’Europa minaccia sanzioni qualora il Regno Unito non ritiri immediatamente il progetto di legge appena presentato dal Premier Johnson col quale intende non rispettare alcune clausole strette sulla Brexit.
IL NODO DELLO SCONTRO UE-UK
Il Withdrawal Agreement è stato approvato all’inizio di gennaio 2020 dal Parlamento britannico e perciò diventato legge, ma ora il Governo vorrebbe limare alcune clausole che hanno fatto saltare il banco negoziale con l’Unione Europea: «un’opzione nucleare. Alla fine hanno deciso di premere il bottone», ha spiegato laconicamente la capo redattrice politica della Bbc, Laura Kuenssberg. Il nodo della discordia è sempre il Nord Irlanda e quel confine da non imporre – secondo l’Ue – che Londra aveva accettato di malavoglia nell’accordo dello scorso autunno: ora però Johnson propone di violare alcune di quelle regole, ad esempio – segnala il Post – quella per cui il Governo britannico voglia ora scegliere se notificare o meno all’Ue l’esistenza di alcuni sussidi. «Il governo Uk ha fatto precipitare una crisi per provare a smuovere l’Unione Europea», scrive l’analista Mujtaba Rahman su Eurasia Group. Ma la Commissione di Bruxelles non ci sta e con Sefcovic si lancia in un possibile scontro testa a testa nelle prossime settimane: «pronti a ricorrere ad azioni legali». Di contro, Londra difende il proprio disegno di legge che mira a “cambiare” alcune norme presenti nell’accordo sulla Brexit: «il Parlamento è sovrano in materia di leggi nazionali e non agirà in modo incostituzionale approvando un testo che rivede alcuni degli impegni presi», nell’ambito dell’accordo di divorzio sottoscritto con l’Europa, specie sul protocollo irlandese, fa sapere il Governo inglese in risposta alla durissima nota dell’Unione Europea. Londra infine rivendica una diritto alla «precedenza nella legislazione nazionale sull’accordo di recesso».