C’è un video dal concerto di Edimburgo dell’attuale tour europeo di Bruce Springsteen e la E Street Band dove si vede l’artista cantare Thunder Road, forse, insieme a Born to Run, il suo pezzo più significativo, sicuramente uno di quelli più amati in assoluto. Si trova sul bordo del palco, sta camminando davanti al pubblico delle prime file che gli allunga mani e braccia e lui dà il cinque a quasi tutti, o almeno ci prova. Ha un grande sorriso stampato in volto, guarda negli occhi le persone, fa fatica a cantare. Si interrompe più volte, li incita a proseguire loro, riprende e si interrompe di nuovo. Sembra che faccia fatica.
In questo tour europeo Bruce Springsteen ha evidenziato chiari problemi vocali, ma è normale. Ha 73 anni, canta da sessant’anni e il suo repertorio, quando è con la E Street band, è muscoloso e potente, richiede una grande forza vocale. Ma guardando e riguardando questo video non sembra che il problema sia quello. Sembra piuttosto sopraffatto dall’emozione, sembra trattenere le lacrime. La voce gli si smorza in gola. Ed è contento di lasciare che a cantare sia il pubblico. Lo desidera.
C’è qualcosa da identificare in questo tour dell’estate del 2023. Non è mai possibile capire cosa abba in testa un artista, spesso non lo sa neanche lui. L’istintività e la spontaneità sono caratteristiche dei migliori, quelli che sono riusciti a conservarsi una lunga carriera evitando il ripetersi sempre uguale a se stessi. E Springsteen ne ha fatte di tutte, nel corso della sua carriera: E Street Band, tour da solista, tour con musicisti vari, American-irish music… ha evitato il tasto del replay.
Ma questo tour ha il sapore dell’addio. Almeno agli spettacoli con la E Street Band. Onestamente, un altro tour con loro sarebbe davvero cadere nella trappola della ripetizione. E onestamente, non crediamo che il suo fisico potrebbe reggere a questo tipo di spettacoli che hanno oggi, nonostante l’età, una voglia incontenibile di esibirsi, una carica quasi punk, una potenza devastante.
Riguardo il video di questa Thunder Road a Edimburgo e sembra di assistere a un passaggio di consegne. Ma non a un artista più giovane, come spesso accade. Non è possibile prendere il posto di Bruce Springsteen, come nessuno, nonostante le imitazioni, ha mai potuto prendere quello di Elvis, Bob Dylan, dei Beatles, degli Stones. Loro erano e rimarranno degli originali, gli altri, tutti gli altri, solo imitatori.
No, Springsteen sta donando le sue canzoni al suo pubblico. E lo fa con gioia. Restituisce quello che i suoi ammiratori gli hanno dato in tanti anni e lo lascia andare insieme al suo cuore. E’ un gesto di condivisione che rompe l’ultima barriera del mondo del rock: artista e pubblico diventano una cosa sola. Ognuno attinge dall’altro e le canzoni diventano patrimonio universale.
Per cinquant’anni Bruce Springsteen ha cantato le nostre vite, i nostri disastri e insuccessi umani, relazionali, affettivi, lavorativi. L’oscurità alla periferia. Le terre cattive, il prezzo da pagare. La promessa non mantenuta. In una parola, il nostro quotidiano. Ha celebrato la vita: i cuori affamati, l’amore consumato in una notte, le corse sulle autostrade, le nostre città natali, l’appartenenza, la famiglia, Dio.
Un buon soldato sa quando è il momento di ritirarsi in buon ordine. Springsteen ci sta consegnando un patrimonio enorme di cui ognuno di noi dovrà prendersi cura. Lo sta facendo con un ultimo messaggio, quello della morte incipiente. E’ la realtà della vita. Tutto finisce, tutto se ne va. Lo sta dicendo lui tutte le sere di questo tour: “Il grande dono finale della morte agli esseri viventi è una visione allargata delle cose. A 15 anni ogni cosa è domani e domani e domani e ciao e ciao. E così avanti, attraverso tanti addii… Così, capisci quanto sia importante vivere ogni singolo momento. Perciò siate buoni con voi stessi e verso coloro che amate e siate buoni nei confronti del mondo attorno a voi”.
Qualunque cosa succeda, va bene. Qualunque cosa decida di fare, andrà bene comunque. Quello che ci ha dato è più di quanto un essere umano normalmente possa fare. Ha reso migliore il mondo, anche se professori, politici, filosofi, intellettuali, lo hanno ignorato. Chi ha fatto la fatica di provare ad andargli incontro, ha avuto l’occasione di diventare una persona migliore.
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