Recentemente, la Corte d’appello svedese ha deliberato che l’azione di bruciare il Corano in segno di protesta non costituisce un illecito o una violazione delle leggi. La sentenza ruoterebbe ancora una volta attorno al nome di Rasmus Paludan, attivista danese che più volte nel corso degli ultimi anni ha dato fuoco al testo sacro dei musulmani nelle pubbliche piazze, a suo dire come tributo alla libertà d’espressione.
Il gesto di brucare il Corano, però, non è stato colto dal mondo islamico nello stesso modo, e le condanne sono state parecchie, anche da parte dei funzionari governativi di alcuni stati, tra cui spicca l’Iran. Dal conto suo l’attivista non si è mai fatto scoraggiare e ha continuato le sue proteste, indifferente agli ammonimenti. Nell’aprile del 2022, però, dopo aver annunciato una manifestazione in Svezia, a Norrköping, in cui avrebbe voluto anche bruciare un Corano, ricevette un secco no da parte della polizia locale, che temeva possibili disordini pubblici da parte della comunità musulmana. Sulla questione era subito intervenuta la Corte d’appello svedese, annunciando l’apertura di un’indagine sulla questione.
La sentenza: “Bruciare il Corano è legale”
Insomma, a distanza di quasi un anno la Kammarrätten i Stockholm, ovvero la Corte d’appello, svedese, ha deliberato in merito all’azione di bruciare il Corano. La polizia, infatti, nel 2022, aveva utilizzato come motivazione la legge svedese sull’ordine pubblico, potenzialmente a rischio per via delle manifestazioni sempre molto controverse di Rasmus Paludan, circostanza che aveva subito allarmato i giudici della Corte d’appello.
“La maggioranza della Corte d’appello amministrativa”, si legge nella sentenza sulla possibilità di bruciare il Corano, “non ritiene che le disposizioni della legge sull’ordine pubblico consentano alla polizia di annullare delle manifestazioni pubbliche in seguito a disordini avvenuti o temuti. Sono le disposizioni relative alla dissoluzione delle manifestazioni che possono essere considerate pertinenti”. In altre parole, secondo i giudici proibire una manifestazione solo per il timore che bruciare un Corano potrebbe causare disordine pubblici, sarebbe un illecito, e quella legge regolerebbe solamente la dispersione delle manifestazioni già in atto. La Corte, infine, ha annullato la disposizione per le eventuali, future, manifestazioni che Paludan, o altri attivisti, potrebbero organizzare.