Un’ondata di odio religioso in Spagna ha travolto Twitter nei giorni scorsi. Tutto è cominciato da alcuni post di account filomarxisti, poi l’hashtag #FuegoAlClero è diventato trending topic. Nonostante le restrizioni previste per i messaggi di odio, i tweet in cui si chiedeva di bruciare vivi i sacerdoti cattolici non sono stati rimossi, scatenando aspre polemiche. La rivolta social è legata ad un disegno di legge che riforma il sistema educativo spagnolo, promosso dal ministro dell’Istruzione Isabel Celaa. Il progetto di riforma, che la settimana scorsa ha superato il primo step, porrebbe l’istruzione religiosa sotto il controllo statale e porterebbe a limitazioni nei finanziamenti di migliaia di scuole cattoliche, che di fatto potrebbero così rischiare la chiusura. I vescovi, come ricostruito da Crux, si sono subito opposti in Spagna, ma non sono gli unici, perché il disegno di legge porterebbe alla chiusura di scuole che si occupano di bambini con disabilità fisiche e mentali al fine di “integrarle” con quelle tradizionali.



#FUEGOALCLERO, NIENTE CENSURA: ODIO RELIGIOSO CONSENTITO?

Centinaia di migliaia di persone si sono mobilitate domenica scorsa contro la proposta di legge, ma il governo socialista sostiene che chi difende l’istruzione privata e/o cattolica difende un sistema educativo caratterizzato da «elitarismo», mentre chi si oppone alla riforma ritiene l’attuale sistema scolastico «un modello di integrazione plurale». Di fatto, tutti protestano ma nel mirino finisce la Chiesa cattolica, con messaggi choc sui social che non sono stati neppure censurati. I post, come evidenziato da Crux, contenevano inviti a bruciare le chiese perché «l’unica chiesa che illumina è quella in fiamme», ma Twitter non li ha rimossi. Nessun provvedimento contro l’odio religioso, tanto che sono poi partite le proteste contro il social network che interviene spesso per violazioni molto più leggere. Invece nessun provvedimento è stato preso per i tweet con immagini di sacerdoti in fiamme, preti definiti «pedofili», «abusatori» e «ladri», che infatti sono rimasti per ore in tendenza, consentendo di fatto l’incitamento all’odio religioso.

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