DOPO LA MAXI INCHIESTA A VENEZIA IL SINDACO (INDAGATO) BRUGNARO SCARICA L’ASSESSORE ARRESTATO: “NON POTEVO IMMAGINARE QUANTO FATTO DA BORASO”

Indagato ma non dimesso: il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro – indagato e colpito dall’inchiesta “Palude” sulla presunta corruzione legata a vendita di aree pubbliche, palazzi comunali e bonifiche – conferma l’intenzione di continuare a guidare la sua giunta fino alla scadenza naturale della legislatura nel 2026. In un lungo intervento tenuto alla vigilia del temuto Consiglio Comunale straordinario, richiesto dalle opposizioni dopo l’arresto dell’assessore Renato Boraso, il sindaco Brugnaro tiene la barra dritta e si difende dalle accuse di essere coinvolto nella “Tangentopoli sula Laguna”.



«Non potevo immaginare»: il sindaco in quota Centrodestra difende il suo operato, sottolineando come l’ormai ex assessore alla Mobilità Boraso avrebbe agito per via personale negli 11 episodi di corruzione, concussione e autoriciclaggio di cui è accusato dalla Procura di Venezia (tra appalti e sponsorizzazioni della Reyer Basket Venezia, di cui Brugnaro è il patron). «Figuratevi se mi immaginavo una cosa del genere», ha aggiunto il sindaco pronto a ricevere le forti contestazioni della sinistra in Consiglio Comunale venerdì prossimo a Mestre. Brugnaro ammette di non aspettarsi minimamente un qualcosa del genere come l’inchiesta della GdF contro l’ex assessore Boraso, «risponderà lui di tutte le accuse».



GIUNTA BRUGNARO NON SI DIMETTE: GLI SCENARI A VENEZIA DOPO L’INCHIESTA “PALUDE”

È poi lo stesso Brugnaro a sottolineare la sua piena piena distanza dalle indagini, prima e ora: «sono convinto di avere sempre fatto il mio dovere e voglio continuare a farlo per il bene della città». Come ha spiegato. “Il Gazzettino”, Brugnaro ha riunito la giunta in vista del consiglio per poter rassicurare tutti sulla permanenza della maggioranza anche dopo l’arresto di Boraso: presto verrà comunicato il nome del nuovo assessore ma intanto le deleghe sulla Mobilità sono state prese momentaneamente dallo stesso sindaco Brugnaro.



«Abbiamo fatto tante cose buone in questi nove anni di mandato, non si può rischiare di vanificare tutto. Noi facciamo il nostro, e io sono a disposizione della città e dei suoi cittadini», spiega ancora il primo cittadino della Laguna dopo che l’inchiesta “Palude” ha minato a livello mediatico la tenuta di una giunta veneziana rimasta sempre compatta in questi anni. A differenza di quanto vissuto negli scorsi giorni dall’ex compagno di partito in “Cambiamo”, Giovanni Toti in Liguria, Brugnaro e la sua giunta non si dimettono e affronteranno i prossimi passaggi dell’inchiesta che al momento vede circa 1000 pagine di carte della Procura ancora tutte da scandagliare per capire l’esatta portata delle accuse. Dagli arresti dei funzionari comunali alle indagini su aziende e opere cooperanti con il Comune di Venezia negli scorsi anni: il caso Reyer pare essere solo all’inizio, ma per il sindaco le azioni a carico di Boraso sarebbero tutte riconducibili all’ex assessore, «sono esterreffato» aveva commentato il sindaco a caldo dopo la notizia dell’inchiesta “esplosa” lo scorso 16 luglio 2024.