Secondo Gianfranco Rotondi il patto prospettato oggi sul “Corriere della Sera” da Renato Brunetta – quello tra “riformatori” per dopo il voto 2023 – potrebbe essere il vero snodo della legislatura: per il navigato politico Dc, intervenuto sull’Huffington Post, il Ministro della PA ha disegnato uno scenario che «archivia il bipolarismo e le attuali coalizioni, a favore di una solidarietà nazionale che trasforma in una precisa formula politica».
Bene, vediamo allora di cosa si tratta realmente la proposta lanciata oggi dal Ministro in quota Forza Italia che mira a ripresentare il “modello Draghi” anche ben dopo il voto delle Politiche nella primavera 2023: «occorre un solido patto politico fra riformatori per dare stabilità al Paese in vista delle elezioni del 2023 e oltre. Tutti — forze politiche, governo, gruppi dirigenti — devono ragionare sul medio-lungo periodo. Non basta più il ciclo elettorale e il ciclo politico. Serve un approccio strategico, che abbracci almeno l’intero decennio che abbiamo davanti». Ribadendo alla cronista del “CorSera” il termine riformatori, Brunetta spiega di star parlando di tutti coloro che stanno «grandi famiglie europee, popolare, socialista, liberale. Ma anche chi ha dato convintamente vita a questo governo. Quelli che stanno parlando la stessa lingua e remando nella stessa direzione perché questo esecutivo vada avanti. E nulla osta che possa continuare anche dopo le prossime elezioni politiche».
A CHI “GUARDA” BRUNETTA PER IL ‘PATTO DEI RIFORMATORI’
Tradotto, il Ministro della Pubblica Amministrazione nel “suo” patto dei riformatori guarda esplicitamente non solo a Pd e Forza Italia: «anche Lega, M5s, le sinistre il centro. Tutti i partiti dell’attuale coalizione. Chi ci sta. In queste ore Tajani, Letta e Giorgetti stanno dicendo le stesse cose, ed è importantissimo che non si resti ancorati a un finto bipolarismo che non esiste più». Inevitabile chiedersi che fine farà il Centrodestra “di vecchio stampo” che ancora tiene la maggioranza nella gran parte delle Regioni italiane: quello di Brunetta è un addio a Fratelli d’Italia, in sostanza? «Centrodestra era rappresentato da FI: con tutti gli accadimenti degli ultimi anni si è arrivati a una radicalizzazione e alla perdita di quello che FI rappresentava, la sintesi delle migliori culture di governo». Brunetta invoca un rinnovato patto “alla Draghi” ma sembra difficile possa avvenire senza quel “centro di gravità permanente” che è ancora l’attuale Presidente del Consiglio: «Ciò che conta è la consapevolezza che quello di Draghi non è un riformismo qualunque, ma un riformismo germinativo, dunque atteso alla prova della sua replicabilità: è la sfida di quest’anno, ma anche del 2023 e oltre. Draghi ha introdotto un metodo e una cultura, non solo di governo, saldamente ancorata allo spirito del riformismo europeista, che adesso deve avere il tempo di innervarsi nelle pubbliche amministrazioni, negli enti locali, nei corpi intermedi, partiti compresi». Un nuovo Governo “riformatore” dopo il voto, ma se quello attuale rischia di perdersi prima, per il Ministro di Forza Italia non è affatto un problema “reale”: «Non c’è dubbio che per continuare nella navigazione serve anche un po’ di autocritica da parte di tutti. Certamente di tutti noi ministri, che non sempre siamo riusciti, in mezzo a una così considerevole mole di lavoro, a raccordarci al meglio tanto con i nostri partiti, quanto con il Parlamento. A parte Draghi, con la sua grande sensibilità e autorevolezza, non sempre forse anche Palazzo Chigi è riuscito a dialogare in maniera ottimale con i ministri e con il Parlamento, ma anche questo è un peccato assolutamente veniale, date le condizioni».