Il sistema pensionistico potrebbe essere vicino al collasso. Un ko è “verosimile” gravato dall’erogazione “per decenni” di assegni non sostenuti da “un corrispondente gettito contributivo” che è “alla radice del disavanzo” del sistema, nonché di “gran parte del debito pubblico”. Le uscite per prestazioni sono stimate pari almeno al “23% del Prodotto interno lordo (Pil) attorno al 2030”. Le parole arrivano dal presidente del Cnel Renato Brunetta che ha lanciato l’allarme nel corso della seconda audizione convocata dalla Bicamerale sugli Enti di previdenza.
“L’immigrazione, se regolare, può essere una risposta anche allo squilibrio contributivo” ha proseguito. A suo dire “il difetto” della riforma Dini (la legge 335/1995 che introdusse il sistema di calcolo contributivo, ndr), è quello di “aver scaricato l’equilibrio del sistema sui futuri pensionati, salvaguardando soprattutto i lavoratori più anziani”. Il “nodo” per le nuove generazioni non è tanto il meccanismo di computo del trattamento ma qualità dell’occupazione e “la natura delle carriere, discontinue” esercitate tra “precarietà e crisi”.
Brunetta: “Sostenibilità delle pensioni legata ai futuri lavoratori”
Tra gli interventi nel corso della seconda audizione convocata dalla Bicamerale sugli Enti di previdenza anche quello della senatrice Susanna Camusso del Pd che ha posto l’accento sul fenomeno dell'”evasione contributiva” e sulle sue conseguenze sulle pensioni percepite. Poi ancora Brunetta, sollecitato a parlare degli ordini professionali, ha suggerito “un cambio di paradigma”. “Una volta svolgevano anche funzioni di supplenza, rispetto alla mancanza di offerta di servizi dello Stato. È ancora così? O non devono, invece, essere rivisti, alla luce di quello che sta succedendo nel mondo?” si è chiesto.
Secondo il presidente del CNEL, la sostenibilità nel medio-lungo periodo del pagamento delle pensioni “è legata ai futuri lavoratori più che alle future nascite”. Si deve poter fare affidamento su “riforme delle politiche attive, con cui aumentare il tasso di partecipazione al mercato del lavoro e su un “ruolo sempre più centrale che può assumere l’immigrazione regolare, che può e deve diventare una risorsa”. Fondamentale, in conclusione, è la riforma del sistema previdenziale.