Recentemente il colosso farmaceutico Pfizer, diventato famoso anche grazie ai vaccini per il covid, ha scelto Rossella Bruni come direttrice per lo stabilimento di Ascoli Piceno. Uno dei centri nevralgici per l’azienda soprattutto per la produzione del Paxlovid, il farmaco antivirale contro il covid, ma anche per il resto dei farmaci solidi orali, durante la pandemia si è rivelato fondamentale per il colosso, che da lì ha fatto partire una buonissima parte delle sue produzioni.
Rossella Bruni, parlando con La Nazione, ha raccontato la mission dell’azienda, spiegando anche il valore che il Bel Paese ha per Pfizer. “Rappresenta un mercato importante”, spiega, “per il business, per il contenuto tecnologico e il suo know how, per l’elevata professionalità delle oltre 900 persone che ci lavorano, per la capacità dimostrata di garantire fornitura di farmaci in tutto il mondo, per gli elevati standard di qualità, di sicurezza e di attenzione per l’ambiente“. E proprio parlando di ambiente, Bruni spiega che “è uno dei punti fermi di Pfizer“, raccontando che “ad Ascoli il 75% dell’energia che consumiamo è autoprodotta” con un risparmio di circa “4.000 tonnellate di CO2 ogni anno”.
Bruni: “Ad Ascoli investimenti per 56 milioni”
Continuando nella sua intervista per La Nazione, Rossella Bruni ci ha tenuto a parlare anche del valore che lo stabilimento di Ascoli Piceno ha per il colosso Pfizer. “Anzitutto le persone. Qui le risorse le costruiamo, le formiamo. La maggior parte dell’indotto è del territorio, siamo come una famiglia“. Lo dimostrebbe, spiega ancora, “il fatto che da noi l’indice di retention [ovvero i dipendenti che rimangono in azienda, ndr.] è il più alto fra tutti gli stabilimenti europei”.
Parlando ancora di Ascoli, Rossella Bruni spiega che l’importanze dello stabilimento è anche dimostrata dal fatto che “dal 2010 il gruppo ha investito circa 16 milioni di dollari all’anno. Poi, nel 2022, c’è stato il boom: 40 milioni di dollari” legati soprattutto alla produzione e al lancio di Paxlovid. “Altri 30 milioni sono previsti per il 2023. Si tratta di risorse rilevanti, soprattutto se si pensa che il 60% restano nel territorio nazionale sotto forma di commesse”. Insomma, Bruni conclude ribadendo che “l’Italia è una parte importante di Pfizer e da un contributo decisivo non solo al fatturato ma anche al valore della diversità culturale“.