Bruno Contrada, poliziotto e 007, ha ottenuto la riparazione per ingiusta detenzione. L’uomo era stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, ma la Corte di Cassazione il 7 luglio 2017 aveva revocato tale condanna, in quanto “ineseguibile e improduttiva di effetti penali” perché il fatto non era previsto come reato all’epoca. Nel mentre, però, Bruno Contrada aveva passato quattro anni in cella e altrettanti agli arresti domiciliari, scegliendo quindi di chiedere un risarcimento.



Come riferisce il quotidiano “Il Tempo”, la Corte d’Appello di Palermo, “ribaltando la decisione in precedenza assunta dalla Corte d’Appello e pronunciandosi a seguito di rinvio della Cassazione, ha accolto tale domanda, riducendo l’indennizzo a 285.342 euro. A comunicarlo è stato l’avvocato dell’ex capo della Squadra mobile di Palermo Contrada, oggi novantenne.



BRUNO CONTRADA OTTIENE RISARCIMENTO PER INGIUSTA DETENZIONE

È ancora la testata giornalistica sopra menzionata a ricordare che nel gennaio 2021 la Cassazione “aveva annullato con rinvio l’ordinanza di risarcimento della Corte d’Appello di Palermo, che aveva riconosciuto all’ex 007 la riparazione per ingiusta detenzione, quantificandola in 667mila euro. Dopo il no dei giudici di Appello, lo scorso 15 dicembre la questione è stata affrontata nuovamente dai giudici d’Appello, che hanno rivalutato il ricorso presentato dall’avvocato Giordano”.

A seguito della prima bocciatura, il legale di Bruno Contrada aveva contestato la violazione “per ben due volte del giudicato della Corte europea, su cui il giudice interno non ha alcun margine di discrezione”. A dicembre, durante l’udienza per l’istanza di riparazione di ingiusta detenzione per Contrada, vi furono momenti di tensione. Dopo le parole pronunciate dal procuratore generale Carlo Marzella, Bruno Contrada si era alzato mostrando il suo certificato penale ed esclamando esattamente quanto segue: “Ecco a lei il mio certificato penale… È nullo! io sono stato assolto. Io sono incensurato come risulta dal certificato. Ha capito? Lei mi accusa di cose non vere”.