Bruno Vespa è intervenuto nel pomeriggio odierno a “La Vita in Diretta”. Nel corso dell’intervista, il celebre conduttore si è prestato a un gioco, durante il quale ha rivelato cosa regalerebbe ai politici italiani per l’imminente Natale. A Matteo Renzi farei trovare sotto l’albero un carattere migliore – ha dichiarato Vespa –, in quanto ritengo che possegga grandi capacità, ma è un arrogante. Un difetto che, peraltro, riconosce anche lui”. A Luigi Di Maio, invece, donerebbe “un libro di Rousseau”, con chiaro (e sarcastico) riferimento alla piattaforma telematica del Movimento Cinque Stelle. Per Silvio Berlusconi, in virtù della crisi di Forza Italia, “un barattolo di colla per tenere insieme il suo partito”, mentre a Salvini “un armadio per riporvi per sempre le ferite e lasciare spazio al Salvini 2”. Infine, a Nicola Zingaretti, “una confezione gigante di… Sardine”. Emozionante, poi, l’incontro in studio con un ospite a sorpresa: il figlio Federico, che ha scritto un libro da poco (“L’anima del maiale”) e che ha rivelato che suo papà, pur essendo non troppo presente nella sua infanzia, gli raccontasse spesso la favola di Pinocchio e gli facesse i grattini sulla testa (“me li fa ancora oggi”).



BRUNO VESPA E IL SUO NUOVO LIBRO

Bruno Vespa è tra gli ospiti della puntata odierna de “La Vita in Diretta”, trasmissione di successo del pomeriggio di Rai Uno. Il celebre giornalista ha recentemente pubblicato un nuovo libro, intitolato “Perché l’Italia diventò fascista”, contenente un capitolo nel quale spiega per quale ragione il fascismo non può tornare. “Nel testo – si legge nella sinossi del libro – ci si concentra sulla ciclica interazione dialettica tra criminalizzazione del fascismo, fenomeni sovranisti, populismo ed emergenza democratica, a dialogo con storici, giornalisti, esponenti politici e opinion leader di settore. In ognuna delle analisi, l’autore ci invita prima a comprendere, senza limitarci a facili condanne. Citando Madeleine Albright, politica e diplomatica statunitense di origine cecoslovacca, Vespa conclude: ‘I fascismi non prendono il potere a spallate, ma gradualmente e con il consenso’”. È questa la sostanziale gradualità di trasformazioni che l’autore ci invita a comprendere.



BRUNO VESPA CONTRO LE SARDINE

Nelle scorse ore Bruno Vespa ha ceduto alla tentazione di esternare su Twitter (e dunque nella piena consapevolezza del fatto che le sue parole avrebbero rapidamente fatto il giro del web) il proprio pensiero circa un gesto, o meglio, un canto intonato dalle Sardine. “Mi telefona Caravaggio. ‘Senti, io sono uno sconsacrato. Ma sentire le Sardine cantare ‘Bella Ciao’ qui a San Luigi significa che hanno proprio perso la brocca’”. Una reazione, peraltro, comune a quella avuta dal leader della Lega, Matteo Salvini, che sempre via social ha commentato: “Roba da matti. Cantare ‘Bella ciao’ in chiesa una domenica sera a Roma, ma vi pare normale?”. Impressioni condivise con Stein Stephan, portavoce della chiesa di San Luigi, che ad Adnkronos ha asserito: “Io non ero stato avvertito. Quando ho sentito il coro che ha intonato ‘Bella ciao’, anche se si è limitato al ritornello senza eseguirla tutta, ho avuto un sobbalzo. Se lo avessi saputo, avrei detto al maestro del coro di lasciare perdere. La canzone simbolo della liberazione dal nazifascismo non è un motivo che si possa cantare in chiesa, né a cuor leggero. Ci sarebbero dovuti arrivare da sé”.

Leggi anche

Bruno Vespa Rai, bufera su Porta a Porta/ "Mai citata nelle celebrazioni, me ne sono andato"