Bruno Vespa è senza dubbio orgoglioso che il figlio maggiore, Federico, faccia il giornalista come lui, ma nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera non nasconde la sua amarezza per una consapevolezza che è maturata nel tempo. «Mi spiace che per lui ci sia un tetto di cristallo. Temo sia vero ciò che ha scritto Maurizio Costanzo: usando uno pseudonimo, lavorerebbe di più. Eppure, in Rai, i “figli di” non mancano». Proprio il figlio Federico in tv ha raccontato che Bruno Vespa è un papà che ha ancora bisogno di affetto: «Nessuno sa che sono romanticissimo, affettuoso e, che, ci mancherebbe altro, anch’io ho bisogno di affetto».



Invece a proposito della moglie Augusta Iannini, ha ricordato gli inizi della loro storia d’amore e come si sono conosciuti: «Comuni amicizie aquilane maturate a Roma, nel ‘71. Si è insinuata nella mia vita mettendo in ordine i miei ritagli di giornale. Discutiamo tutti i giorni, abbiamo caratteri conflittuali, ma nessuno dei due riuscirebbe a fare meno dell’altro». Proprio la moglie è colei che dà la linea in casa, così pure nella masseria che hanno in Puglia, dove producono un vino che ha vinto il premio Tre bicchieri.



BRUNO VESPA: “QUEI DUE UOMINI ARMATI…”

Bruno Vespa ai microfoni di Candida Morvillo ha parlato anche della sua infanzia e della famiglia di provenienza. «Normale, con una mamma bravissima maestra elementare e un padre rappresentante di commercio. Non mi è mai mancato niente e ho sempre frequentato persone più brave di me, per cui, non ho mai provato l’invidia». Ma non potevano mancare ricordi della sua carriera giornalistica, con anni anche difficili. «Non l’ho mai raccontato, ma ci fu un episodio negli anni ‘80… Tornavo a casa, pioveva e lasciai l’auto al portiere per portarla in garage. Molto tempo dopo, lui mi confessò d’aver visto due uomini armati, uno aveva detto: non è lui. Il padreterno mi ha messo mano sulla spalla».



Celebre l’intervista a Saddam Hussein durante la prima guerra del Golfo: «Il governo non voleva che la facessi e tentò di non mandarla in onda. Fu un’intervista molto dura, eravamo due Paesi virtualmente in guerra e io subii il grandissimo fascino di Saddam», ha raccontato Bruno Vespa al Corriere. C’è poi la telefonata in diretta di Papa Wojtyla nel 1998. «Avevo conosciuto Wojtyla a Cracovia nel 1977. Lamentava che il regime gli facesse mancare perfino la carta per stampare i giornali cattolici. Non ho mai visto una messa come quella che vidi lì. Ho ripensato a quella concentrazione devota facendo la diretta da Leopoli il Venerdì santo scorso: è stato così che ho capito che gli ucraini non si arrenderanno mai. È il mio papa. Nel mio studio, alle mie spalle, ho il suo ritratto. A Cracovia, gli avevo detto: non sarebbe ora di avere un papa polacco? Undici mesi dopo ne annunciavo l’elezione…».