In attesa di concludere il suo tour in giro per l’Italia, Brunori Sas si prepara al confronto con il religioso Massimo Granieri e con lo scrittore Franco Nembrini, che avverrà alla Fiera di Rimini. Ad Avvenire, ha raccontato come è nata la sua esigenza di scrivere e cantare: “Io ho iniziato con un’attitudine blues, perché il canto lenisce le mie ferite interne e risponde alla necessità di comunicare ciò che non riesco a dire. Sa, io sono calabrese e noi calabresi non siamo avvezzi ad esternare; i miei, inoltre, mi hanno educato al pudore. Ma ciascuno ha passioni, interessi, dubbi e domande nell’anima alle quali deve rispondere se vuole dare un senso all’esistenza e le mie canzoni toccano proprio quei tasti”.
Negli avvenimenti della vita, Brunori Sas ha trovato lo spunto per scrivere e parlare di sé: la morte del padre è stato senza dubbio uno di questi. “Se le canzoni nascono da sentimenti veri di chi le scrive intercettano sentimenti veri in chi le ascolta. Nelle mie ritorna spesso il tema del rapporto con il padre, in modo implicito o esplicito, ed è ciò che ha colpito il cuore di Massimo in quel momento. In ‘Cip!’ accarezzo il tema della morte e cerco di accettarlo, pur con l’umana difficoltà che questa accettazione comporta. Ma non è un passaggio intellettuale o solo razionale, discende dal rapporto con mio padre: la sua morte mi ha imposto di rivedere le priorità della vita e l’ho scritto in ‘Capita così’, come in altri testi, per ricordare a me stesso ciò che conta nella vita. Canzoni come promemoria” ha raccontato il cantante. Era il 24 gennaio del 2007, aveva trent’anni: “Quel giorno presi coscienza che l’immortalità di mio padre, un concetto solidissimo per tutta l’infanzia, non c’era più. Ci fu il dolore emotivo, l’adrenalina degli impegni – dovetti assumere la guida dell’impresa di costruzioni di babbo, la Brunori Sas appunto – e dimostrarmi all’altezza. Il dolore vero non è mai come il dolore immaginato, ha un sapore diverso: prima è dolore di carne e poi diventa come una spinta adrenalinica, uno choc addizionale”.
Brunori Sas: “L’amore per mia figlia Fiammetta…”
Tra le canzoni più celebri di Brunori Sas, Kurt Cobain. Il brano dedicato all’artista morto non è un tentativo di sdoganare il suicidio, ha spiegato ad Avvenire: “Non giudico quel gesto e quella canzone non nacque per sdoganare nulla, ma per celebrare un personaggio artistico importante per la mia generazione e far emergere uno choc che mi ha accomunato a tanti adolescenti dei primi anni Novanta. Quel brano esprime empatia per chi cerca disperatamente di comunicare con il mondo e il mondo non sembra ascoltarlo o capirlo. Non è una canzone sul suicidio, ma sulla solitudine”.
In un altro brano, Brunori Sas canta “ma non confondere, l’amore e l’innamoramento”. Ma cos’è realmente l’amore per il cantante? Nell’intervista, ha raccontato: “Mia figlia di dieci mesi. Fiammetta è il mio grande amore, sì, lo è. Per la prima volta posso dire che quest’amore sarà per sempre e spaventarmi davvero all’idea di perderlo, io che ho sempre avuto paura del ‘per sempre’ e l’ho inteso come fosse un ‘mai’. Non l’ho ancora metabolizzato del tutto, ma lo so. Aspetto di fare il saltello da figlio a padre; talvolta mi sento un fratellone di mia figlia, ma quando la tengo in braccio intendo perché i miei avevano paura di tutto. Si figuri che mia madre mi considera ancora un cucciolo. No, cercherò di accompagnare mia figlia nel suo percorso di crescita perché non resti vittima di un sistema che propone ai ragazzini modelli ‘schiaccianti’. La affiancherò, finché sarà giusto farlo”.