Occorre aspettare ancora un po’ affinchè le restrizioni anti covid vengano meno. Lo si capisce chiaramente da quanto riferito da Silvio Brusaferro, numero uno dell’Iss, l’Istituto superiore della sanità, ai microfoni de La Stampa: “Occorre mantenere l’Rt sotto 1 – il ‘diktat’ dell’esperto – avvicinarsi alla soglia dei 50 casi settimanali ogni 100 mila abitanti, ridurre ancora la pressione sui servizi sanitari e aver vaccinato più di metà popolazione”. Brusaferro specifica che allo stato attuale siamo in una fase “di transizione delicata, di decrescita lenta ma costante della diffusione del virus. Per evitare che la curva torni a crescere serve intervenire a tre livelli: primo, continuare a vaccinare al ritmo sostenuto di questi ultimi giorni; secondo, monitorare bene la situazione e intervenire localmente dove necessario; terzo, ma non certamente ultimo, fino a che non avremo un maggior numero di immunizzati continuare ad adottare comportamenti di prudenza per non essere poi costretti ad adottare nuove misure restrittive”.



Al momento sono più di 14 milioni gli italiani che hanno ricevuto la prima dose e a loro Brusaferro consiglia di “continuare ad essere prudenti. Prima di tutto perché occorrono non meno di due-tre settimane prima che si formi una prima risposta immunitaria che si completa dopo la seconda dose. Mascherine e distanziamento serviranno ancora fino a che larga parte della popolazione non sarà vaccinata, perché anche chi è immunizzato non può escludere il rischio di contagio chi non lo è”.



BRUSAFERRO: “INDICE RT SOTTO L’1, INCIDENZA CASI E…”

Quindi ribadisce cosa è necessario fare affinchè si possa tornare il prima possibile ad avere una vita normale: “Prima di tutto occorre mantenere l’Rt sotto la soglia di sicurezza di 1. Poi ridurre ancora la pressione sui servizi sanitari e avvicinarsi a quella soglia dei 50 casi settimanali ogni 100 mila abitanti che consente di riprendere un tracciamento sistematico dei casi. Fino a che non avremo gran parte della popolazione vaccinata servono prudenza e progressività”.

Infine, in merito alle varianti, Brusaferro ricorda che non tutte devono destare preoccupazione: “Sappiamo che quella inglese, che oramai è il 90% del virus circolante in Italia, è più trasmissibile e verosimilmente porta ad aumentare l’ospedalizzazione. Gli ultimi studi di sorveglianza dell’Ecdc europeo suggerisce un possibile aumento del rischio di ricovero per la popolazione contagiata con le tre varianti e in alcuni casi nella popolazione con meno di 60 anni anche in terapia intensiva”.