«Le misure anti-covid hanno funzionato? Sì, ha funzionato il lockdown che ha abbattuto l’Rt in tutte le Regioni. Abbiamo come Paese messo a punto un modello di monitoraggio con le zone a colori, con un approccio più regionale»: lo ha spiegato Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), intervenendo al 54esimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Igiene (Siti) a Lecce.



Nei giorni in cui la recrudescenza dei contagi in tutta Europa preoccupa in vista dell’inverno 2021-2022, con una terza dose appena cominciata nella somministrazione e tante incognite ancora sui temi annosi come Green Pass e obbligo vaccinale, l’Italia guarda con relativa tranquillità allo sviluppo dei prossimi mesi. O almeno così traspare dalla lettura del n.1 Iss: «Le misure di sanità pubblica adottate in Italia contro il covid-19 hanno garantito di tenere sotto controllo la curva epidemica ed avere una risposta economica positiva rispetto ad altri Paesi. Siamo stati il primo Paese occidentale in lockdown e ripensandoci era inimmaginabile prima della pandemia». Dallo scorso 27 dicembre 2020, quando cioè è cominciata la campagna di vaccini nel nostro Paese, «l’andamento della curva si è modellato anche quando il quadro epidemiologico è cambiato e sono diventate dominanti le nuove varianti, Alpha e Delta, più trasmissibili».



LOCKDOWN E VACCINI: IL “MODELLO ITALIA”

Secondo Brusaferro non è dunque un controsenso definire “modello” il sistema Italia, nonostante i numeri di vittime e contagi tra i più alti in Europa nell’intero sviluppo della pandemia da Covid: «è un stress che sta durando, ci avviciniamo al secondo anno. Vediamo che la dimensione nel nostro Paese è sotto controllo, ma in altri nel mondo è circolante. Se dura lo stress saremo chiamati a misure strutturali», ha spiegato ancora il presidente dell’Iss e portavoce Cts. «Abbiamo capito che il comportamento individuale è fondamentale non solo per difendere se stessi ma anche per la dimensione della sanità pubblica», ha aggiunto Brusaferro concludendo il suo intervento riportando in ampi stralci da Adnkronos Salute, «Stiamo vivendo un evento epocale, la chiamiamo pandemia ma ci rendiamo contro che la nostra realtà nazionale è un passaggio; anche in questa fase dove la circolazione è limitata, attraversiamo l’Adriatico e la situazione è più complessa». Annunciando ieri la risalita dei contagi a livelli preoccupanti in Germania, il Ministro della Salute Spahn ha lodato le misure italiane contro il Covid, ammettendo «Se il mio Green Pass in un giorno a Roma viene controllato più di quanto lo sia in quattro settimane in Germania, allora penso che si possa fare di più».



Nel frattempo, si parla sempre più spesso di “lockdown per non vaccinati”, seguendo il “modello Austria”, immaginando possa essere un potenziale prossimo sviluppo per il contrasto alla risalita dei contagi: su questo tra gli esperti è già divisione massima, con il virologo Fabrizio Pregliasco che ne apprezza le potenzialità, «soluzione possibile perché il rischio di infezione nei contatti tra non vaccinati o tra vaccinati e non vaccinati è superiore». Nettamente contrario invece l’epidemiologo Andrea Crisanti, contattato dall’Adn Salute: «E’ una follia dal punto di vista giuridico ed epidemiologico. Penso che siamo all’improvvisazione. Non ha nessun senso epidemiologico anche perché i vaccinati trasmettono il virus». Dopo due anni, una cosa non “cambia”: il Covid, come le strategie per combatterlo, sono sempre in rapida evoluzione…