I casi di coronavirus sono in aumento, ma negli ospedali ci sono pochi malati Covid. Non è però ancora il momento per declassare la pandemia Covid ad influenza per Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità e portavoce del Comitato tecnico scientifico. «Sappiamo dai dati che cresce l’Rt dei casi sintomatici e, di pari passo, sta salendo anche l’Rt delle ospedalizzazioni», spiega oggi al Corriere della Sera. Ricorda allora che per i vaccinati con ciclo completo le probabilità di infettarsi e sviluppare una forma grave di Covid si riducono fortemente, e questo è il motivo per il quale «è importante che anche i vaccinati seguano il principio di massima precauzione e indossino la mascherina nei luoghi dove è indicata», invece chi non è protetto dal vaccino o ha ricevuto una sola dose gli effetti possono essere severi. I numeri sono chiari: «La protezione malattia grave e morte è molto elevata, scende leggermente nel difendere dall’infezione: 88%, tasso comunque notevole».



Il numero uno dell’Iss contesta poi l’atteggiamento anglosassone, preferendo l’approccio italiano, quello della massima precauzione. «Siamo ancora in tempo per non tornare indietro e non dover fare rinunce di libertà. La scommessa è garantire che il virus circoli sempre meno e questo si può ottenere solo se la popolazione aderisce in massa e rapidamente alla campagna di immunizzazione».



BRUSAFERRO “VACCINARE OVER 60 E GIOVANI”

Eppure ci sono molti over 60, almeno 2,4 milioni, che restano lontani dai vaccini Covid. «Dal punto di visto tecnico scientifico l’importante è raggiungerli, ideale sarebbe poterlo fare attraverso la consapevolezza», dice Silvio Brusaferro al Corriere della Sera. D’altra parte, chiarisce che la scelta degli strumenti è di competenza politica e che bisogna agire in fretta per far sì che si proteggano. «Dobbiamo essere consapevoli che solo il vaccino ci tirerà fuori dalla crisi creando condizioni sfavorevoli alla circolazione del virus. È l’unica via per riprendere una nuova normalità». Peraltro, si può andare avanti vaccinando in parallelo gli over 60 rimasti e i giovani: «Non sono obiettivi antitetici ma ambedue da perseguire in contemporanea soprattutto proiettandoci in avanti, a settembre-ottobre quando i trasporti pubblici saranno in piena attività e il clima sarà meno favorevole di quello estivo».



C’è chi ritiene di poter rischiare di infettarsi perché i sintomi sono lievi, in particolare giovani e soggetti sani, ma è un ragionamento che non fila per Brusaferro. «No, l’infezione va evitata a ogni costo. Esiste una condizione che si chiama Long Covid, la persistenza dei sintomi a settimane dalla guarigione. I dati internazionali suggeriscono che ci sia un numero non trascurabile di questi casi: dopo 12 settimane fino al 13% dei guariti risentono del post Covid. Quindi la prima regola è non contrarre il virus». Il presidente dell’Iss e portavoce del Cts non si sbilancia sull’obbligo vaccinale: «Dobbiamo immunizzare la fascia più ampia possibile di cittadini. La modulazione strumenti deve tener conto della sensibilità delle persone e del contesto sociale, sapendo che è necessario raggiungere coperture».