Migliaia di richiedenti asilo abbandonati per strada, perché le strutture di accoglienza sono sature. Succede a Bruxelles, dove dai 2mila ai 3mila migranti dormono all’aperto in pieno inverno. Un’emergenza mai verificatasi prima nella capitale del Belgio. Si tratta di afghani, siriani, palestinesi, eritrei, adulti e bambini, uomini e donne. Secondo diverse Ong dormono in piccole tende o su scatole di cartone, nei corridoi delle stazioni ferroviarie, ma anche nei centri commerciali e a due passi dal mercatino di Natale di Bruxelles. A scattare la fotografia della situazione è Le Monde, che ricorda come il Belgio nel 2015 avesse compiuto uno sforzo notevole, arrivando anche a mobilitare risorse dell’esercito, per accogliere i siriani in fuga dalla guerra. Inoltre, ha offerto “protezione temporanea” a circa 60mila ucraini dall’inizio della guerra scatenata dalla Russia in Ucraina.



Ma ora il governo afferma di non avere soluzioni per questi nuovi richiedenti asilo. “La squadra [del primo ministro] Alexander De Croo, concentrata su altri problemi, è la prima ad aver banalizzato una situazione in cui, durante le diverse notti di gelo della scorsa settimana, la gente ha dovuto dormire all’aperto“, ha dichiarato un funzionario comunale che ha chiesto di restare anonimo, forse anche perché il suo partito, quello Socialista, è membro della coalizione federale. Recentemente la sindaca di Molenbeek, Catherine Moureaux, si è rifiutata di rendere permanente un centro di accoglienza temporaneo che ospita 600 persone. Il Comune, uno dei più poveri e al tempo stesso popolosi del Belgio, ha offerto un rifugio di fortuna ai migranti che si erano radunati sotto un ponte, rifiutandosi però di fare di più.



EMERGENZA MIGRANTI A BRUXELLES: CEDU SOLLECITA BELGIO

Secondo Catherine Moureaux sarebbero circa 7mila i senzatetto di cui dovrebbe occuparsi Fedasil, l’agenzia federale per l’accoglienza dei richiedenti asilo, che però è sovraccarica. “È una vergogna, un vero problema per lo Stato di diritto“, ha dichiarato, puntando il dito contro Nicole de Moor, Segretario di Stato per l’Asilo e la Migrazione, che ritiene responsabile del peggioramento della situazione. Dal canto suo, de Moor si difende, come riportato da Le Monde, spiegando che c’è un piano di ridistribuzione in 90 città, ma non viene applicato, quindi la maggior parte dei migranti resta a Bruxelles, dove però manca il personale per assisterli, oltre che posti di accoglienza. Gli operatori sul campo e molti legali sono insorti, chiedendo il rispetto del diritto d’asilo. Il governo di Alexander De Croo si limita a dire che sta facendo “notevoli sforzi” per trovare posti di accoglienza e che non si può passare alla gestione federale della crisi, che consentirebbe di requisire gli edifici, coordinare le azioni con le regioni e mobilitare il personale necessario. Secondo il quotidiano francese, la debole reazione delle autorità si spiega anche con la relativa indifferenza dell’opinione pubblica. La situazione però è preoccupante: i membri di Médecins du Monde e Médecins sans Frontières, che di solito lavorano nelle zone di conflitto, ora si occupano di casi di scabbia o difterite a Bruxelles. Intanto la Corte europea dei diritti dell’uomo ha inviato centinaia di osservazioni al Belgio senza che questo abbia portato a delle iniziative.

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