La dottoressa Roberta Bruzzone, nota criminologa, è stata ospite in collegamento ieri del programma di Rai Due, Ore 14, e nell’occasione ha affrontato alcune vicende di cronaca nera d’attualità, a cominciare dalla morte del povero Thomas Bricca, ucciso da un proiettile sparato da una persona che ancora non è stata rintracciata dalle autorità: “Con quel tipo di munizionamento mi sembra anomalo che si tratti di una traiettoria deviata – ha spiegato la criminologa in diretta tv sul secondo canale – hanno sparato proprio addosso a quel gruppo di ragazzo e purtroppo il povero Thomas è morto”.



“Chi può aver sparato a Thomas Bricca? Sono convinta – ha continuato la dottoressa Bruzzone – che si tratta di soggetti avvezzi all’uso di armi, riuscire ad attingere in maniera mortale da quella posizione significa che non è la prima volta, poi sparare ad altezza uomo contro un gruppo mi fa pensare che non sia gente di primo pelo, comunque non significa che si tratti di gente con un’età superiore alle vittime, verosimilmente è manovalanza della criminalità locale avvezza a quelle dinamiche”. Si è passati poi ad esaminare il caso di un anziano segregato in un garage di Piacenza da parte del figlio della moglie dello stesso e per cui sono indagate anche la moglie e la suocera: “Le condotte più aggressive legate alla riduzione in schiavitù e al maltrattamento sono maggiormente riconducibili a questo soggetto – dice la Bruzzone riferendosi all’arrestato – lui ha posto in essere delle condotte che rischiavano la reiterazione motivo per cui si è deciso di arrestarlo”.



ROBERTA BRUZZONE, IL CASO DELL’ANZIANO SEGREGATO A PIACENZA E LA MORTE DI SAMAN

Le altre due donne indagate per gli stessi gravi reati al momento non sono state arrestate: “Le altre due donne sono comunque indagate, da ciò che ho letto, con questo tipo di imputazione comunque anche per le due donne dovrebbe essere prevista la misura cautelare, evidentemente c’è una differenza”.

L’ultimo caso trattato dalla Roberta Bruzzone a Ore 14 è stato quello di Saman Abbas: “Alla fine hanno tutti partecipato ad un omicidio premeditato conseguito in un occultamento e una soppressione del corpo, se Danish non avesse parlato saremmo ancora a cercare il corpo. Al di là di chi è stato, sono tutti soggetti che rispondono in concorso dello stesso reato e distinguere le posizioni è difficile. Tutta la famiglia pagherà, sarà così, non si possono separare le posizioni. La testimonianza del fratello di Saman parla di una pianificazione a tavolino da vari soggetti, i genitori di Saman sono stati determinanti, soprattutto la madre, a convincere la ragazza a tornare a casa, era già stata emessa la sentenza di condanna”.