Btp e recessione: il rischio è sempre più concreto
Ormai la recessione per chi è ai vertici è soltanto un’ipotesi, per tutti gli altri è una certezza. Per la prima volta dal 2018 il rendimento delle obbligazioni ha superato il costo medio del servizio del debito: il BTP decennale ha chiuso con un più 2,67%, si tratta di un nuovo massimo dopo quello del febbraio 2019.
A questo punto il rischio di recessione si fa più concreto: il btp-bund è tornato sopra i 170 punti a seguito dell’annuncio della Bundesbank tedesca, che ha chiarito come la Germania potrebbe rischiare la distruzione economica con l’imbarco del gas russo.
Btp e recessione: tassi fermi, fino a quando?
I vertici della BCE si sono pronunciati a favore di un primo rialzo dei tassi già a luglio, anche se Christine Lagarde ha preferito tenerli fermi nel primo trimestre nonostante vi fosse la necessità di alzarli fin da subito. La sua idea è quella di un innalzamento graduale dei tassi, Nella speranza che l’inflazione sia solo transitoria.
Tuttavia la parabola ascendente dello spread parla chiaro, il rendimento è attualmente insostenibile e quindi l’unica strada resta il mess dal momento che il costo del denaro non è più a zero e gli acquisti obbligazionari per 20 miliardi di controvalore ogni mese fino alla fine dell’anno 2022 non basterà a risolvere la crisi economica che si sta determinando.
Btp e recessione: la Germania vede nero
Del resto non si capisce come mai c’è chi ancora spera in una risoluzione ottimista, se proprio la Germania ha dichiarato il rischio default in caso di embargo del gas. Un’economia, quella tedesca, che non può proprio essere messa in relazione con quella italiana. L’economia tedesca è molto più solida della nostra,con i suoi 3,806 mila miliardi di dollari di PIL nel 2020, contro i 1,886 mila miliardi dell’Italia, non ha avuto difficoltà ad approvare 100 miliardi di sostegni contro i 6 miliardi italiani.
Btp e recessione: qual è la giusta policy in caso di recessione?
A fronte di questa crisi l’Europa ha deciso per l’Italia un piano da 21 miliardi con il Recovery fund, soldi che il nostro paese deve anche sudare attuando una serie di riforme decise dall’Europa stessa. Il rialzo dei tassi di interesse in piena recessione oltretutto causerebbe l’esplosione del mercato obbligazionario dei paesi indebitati dell’eurozona.
La domanda tuttavia è perché indebitarsi quando basterebbe fare i conti con la realtà: tenendo i piedi per terra ad esempio, si potrebbe evitare di compiere il miracolo di evangelizzare alle esportazioni di gas paesi che nemmeno sapevano di averlo, millantare (o forse minacciare) alle imprese italiane la chiusura del gas russo entro maggio e, in sostanza, attuare concretamente un aiuto alle famiglie e alle imprese, per ricostruire un’economia già presa a sassate dalla pandemia.