A partire dal 6 luglio il Governo italiano collocherà tra i risparmiatori italiani i titoli di stato “Btp futura”. Il Btp Futura non avrà commissioni per chi sottoscrive al collocamento, durata di dieci anni e un premio fedeltà all’1%. Il premio potrà aumentare fino al 3% per chi lo terrà fino a scadenza. L’aumento del premio fedeltà avverrà sulla base della media del tasso di crescita annuo del Pil nominale dell’Italia. Importanti organi di informazione spiegavano che il Btp Futura serve per “finanziare le spese Covid”. Questo è evidentemente il cuore della questione. Mettiamo in fila alcuni elementi su cui è difficile dissentire.
1) Lo Stato italiano non ha liquidità per pagare la cassa integrazione e ha lasciato scoperte intere categorie di lavoratori nonostante la gravità della crisi. 2) Lo Stato italiano si sta comportando in misura anomala rispetto a quanto si vede in Europa per quanto riguarda i sostegni alle imprese. Il problema “delle imprese” c’è, ma le risorse non ci sono. 3) I fondi europei non arrivano e il grosso delle somme, se e quando l’Europa troverà un accordo, arriverà troppo tardi sia per tamponare l’emergenza sociale che per salvare le imprese. Lo Stato italiano quindi deve ricorrere a una misura “sovranista” come l’emissione di Btp presso il grande pubblico perché ha bisogno di soldi subito nonostante la Bce.
Il risparmiatore “medio” italiano che grado di comprensione ha della situazione? Difficile rispondere, ma crediamo che molti risparmiatori italiani vedano l’enormità della crisi che si sta producendo, assiste al fenomeno di interi settori completamente abbandonati e “senta” il grido delle imprese e dei piccoli imprenditori. I risparmiatori si accorgono che perfino una misura semplice come la nomina di qualche commissario per qualche grande opera ha lasciato il posto al vasto programma della modifica del codice degli appalti. Molti risparmiatori italiani capiscono che con gli Stati generali non si creano posti di lavoro, né si fanno partire cantieri, né si taglia la burocrazia.
Visto quanto sta succedendo, molti risparmiatori italiani si chiederanno se questi finanziamenti serviranno a mantenere lo status quo ancora per qualche mese. Lo status quo vuol dire un settore pubblico che non si è accorto di niente e che assorbe esattamente come a febbraio, senza in molti casi erogare i servizi, e le imprese che falliscono. Non serve un Master al Mit per comprendere che questi soldi non risolvono niente; perpetuano, appunto, lo status quo che però non è sostenibile e non è nemmeno una possibilità di ripresa. In sostanza si buttano soldi in un secchio bucato in cui il buco addirittura si allarga causa fallimento delle imprese. Perché i risparmiatori italiani dovrebbero aderire? Perché attirate dagli incentivi legati al Pil? Con migliaia di imprese sull’orlo della chiusura? Se vogliono fare beneficenza preferiscono donare all’ospedale cittadino. È infinitamente più gratificante oltre che efficace.
Questo Governo non ha nemmeno il vento in poppa del supporto popolare. Come spiegava ieri uno dei suoi “inventori”, Matteo Renzi, “governiamo con M5S per non far governare i sovranisti”. Non siamo così sicuri che questa motivazione possa smuovere i portafogli nemmeno di chi condivide l’obiettivo. Un Governo anti-sovranista appena eletto avrebbe sicuramente un supporto più pronto da parte dei suoi elettori soprattutto se avesse per ministri figure “di primo piano”.
La domanda in sostanza è questa: perché un risparmiatore dovrebbe contribuire a un Governo che sul fronte economico ha collezionato una fila di passi falsi colossali al punto che nella stessa maggioranza c’è tantissimo scetticismo? Uno scetticismo testimoniato non solo dai distinguo di Renzi, ma anche dalle task force aperte e chiuse.
L’arma del prestito collocato ai risparmiatori è giusta ed è stata invocata da molti, da Tremonti a Bazoli, ma perché funzioni c’è bisogno di molto altro. Il rischio vero è coprire un buco per due mesi che poi dovrà essere coperto da una patrimoniale mentre continua la mancanza di qualsiasi prospettiva, a nessuna impresa viene evitato il fallimento e si parla come ricetta per l’Italia di “bellezza e rivoluzione verde”. Un programma che può solo ingrossare le fila dell’emigrazione.