Il pragmatismo dei mercati finanziari appare talvolta scontato. Un’alternanza di segni positivi o negativi che anticipano un numero e, raramente, può anche capitare di trovarsi al cosiddetto “invariato” perché rappresentato dal solo e semplice zero. In ambito finanziario essere pragmatici aiuta; poche parole a commento, solo cifre oggetto di analisi, e infine il responso finale: acquistare o vendere.
Questa freddezza analitica, molto spesso, viene fatta coincidere al cinismo caratterizzante di tutti coloro che si muovono nel mondo finanziario. Cosiddetti “squali” o simili non importa. Il modus operandi comporta questo.
Oggi, all’indomani dell’avvenuta comunicazione dei tanto attesi tassi cedolari del domestico decennale Btp Futura, il pragmatismo finanziario potrebbe prendere il sopravvento. Il collocamento – destinato ai soli risparmiatori retail – avrà luogo da lunedì 6 luglio a venerdì 10 luglio (salvo chiusura anticipata). A corollario della tipologia di sottostante offerto (Btp) sono previste tre tipologie di cedole minime e crescenti nel tempo (cosiddetto meccanismo step-up): 1,15% per i primi 4 anni, 1,30% dal 5° al 7° anno e 1,45% dall’8° al 10° anno. A questi rendimenti, solo per coloro che procederanno con l’adesione in collocamento e terranno il titolo fino alla scadenza (14 luglio 2030), verrà inoltre riconosciuto un cosiddetto premio fedeltà compreso tra l’1% e il 3% sulla base della media del tasso di crescita annuo del Pil nominale dell’Italia registrato dall’Istat nel periodo di vita del titolo.
Un ulteriore novità rispetto ai tradizionali Btp a tasso fisso arriva dalla possibilità che l’ammontare delle cedole – fatto salvo quelle dei primi quattro anni – potranno subire delle variazioni (migliorative e comunque crescenti) rispetto a quanto finora definito: «il tasso cedolare dei primi 4 anni resterà invariato, mentre in base alle condizioni di mercato potranno essere rivisti a rialzo solo i tassi successivi al primo» (rif. Comunicato n. 141). Escludendo volutamente questa (importante) ipotesi, se l’osservazione si sofferma unicamente al mero rendimento a scadenza (Yield To Maturity), la casistica può essere sintetizzata in tre valori: 1,29%, 1,39% e 1,59%. Il primo ammontare rappresenta il solo rendimento medio annuo cedolare prendendo in considerazioni la struttura di partenza mentre, il secondo e il terzo invece, coincidono con il rendimento complessivo comprendente sia le cedole che il premio fedeltà nel caso minore (1%) e nel caso maggiore (3%).
In base a questi ritorni attesi, il valore aggiunto del nuovo decennale offerto ci riporta a remunerazioni poco dissimili dall’attuale benchmark quotato: quest’ultimo, infatti, gravita in area 1,30%. Rispetto al tradizionale strumento, la struttura step-up, modificherà l’impatto sui corsi in caso di variazione dei tassi di interesse.
Davide Iacovoni, Capo Direzione del debito pubblico del ministero dell’Economia, ha spiegato molto bene questa casistica nel corso di una recente intervista rilasciata a Radio 24: «Una sequenza crescente di cedole, ha la capacità di vedere il suo prezzo di mercato scendere di meno a fronte di un possibile incremento dei tassi di interesse, a differenza di un Btp a cedole fisse, per il quale la riduzione di prezzo sarebbe più elevata», aggiungendo inoltre di essere «più immunizzati rispetto alle oscillazioni dei tassi di interesse di mercato. Se i tassi scendono, infatti, il prezzo sale, ma sale di più rispetto a un Btp a cedole fisse. Questo tutela chi investe oggi in questo strumento e che tra 5-6 anni dovrà venderlo: perderà il premio fedeltà, ma può contare su una dinamica dei prezzi sottostanti più stabile e meno volatile».
Tralasciando il fine dell’emissione (il finanziamento degli interventi per la ripresa post Covid-19), emergono alcune perplessità di natura “pragmaticamente” operativa. Guardando alle future emissioni di titoli di Stato decennali è plausibile che si possa assistere a un trade-off rischio/rendimento a favore di quest’ultime e, il modesto rendimento cedolare riconosciuto dal Btp Futura per i suoi primi anni (fino al settimo compreso), potrebbe avvalorare – fin da ora – questa nostra ipotesi.
I valori messi in campo sono questi e potrebbero migliorare solo dal quinto anno e solo per tutti coloro che acquistano oggi e mantengono il loro investimento fino al 2030.
Pragmatismo o cinismo non importa. I numeri sono numeri e le parole, talvolta, non contano. Possiamo però aggiungere che, considerando l’attuale momento di necessità del Paese, l’aspettativa di una maggiore remunerazione era plausibile. Ma queste, come detto, sono solo parole.
Attenderemo e vedremo la realtà: quella dei fatti, quella dei numeri.