Grazie. Un ringraziamento doveroso, sincero e spesso inconsueto. Questa volta si tratta di vera gratitudine che, lo vogliamo ribadire, non è sovente riconosciuta all’interlocutore al quale si rivolge: lo Stato italiano rappresentato dalle proprie istituzioni.
Ieri sono stati diffusi i tassi cedolari minimi garantiti previsti per la seconda emissione del Btp Futura che sarà collocato a partire da lunedì fino a venerdì prossimo (salvo chiusura anticipata). Come accaduto nella sua prima versione si tratta di un titolo di Stato riservato unicamente ai risparmiatori individuali (persone fisiche o affini) ovvero i cosiddetti sottoscrittori retail. Rispetto a quest’ultimo, però, la scadenza prevista è otto anni anziché i precedenti dieci.
Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha confermato sia il meccanismo di “step-up” rappresentato dalle cedole crescenti che il “bonus fedeltà” da riconoscere a tutti coloro che, partecipando al collocamento, deterranno poi il titolo fino alla scadenza. Questa “fedeltà” sarà premiata con un minimo garantito dell’1% fino a un massimo del 3% del capitale sottoscritto in base alla crescita media del Pil nominale annuo durante la vita del titolo.
Andando a osservare l’aspetto più concreto dell’emissione (il rendimento), sulla base dei tassi cedolari minimi garantiti comunicati, il vantaggio in capo all’investitore è oggettivamente concreto. Le cedole previste sono tre: 0,35% (dal primo al terzo anno), 0,60% (dal quarto al sesto anno) e l’1% (dal settimo all’ottavo anno) inoltre – in base alle condizioni di mercato – i tassi successivi al primo potranno essere rivisti al rialzo.
Nonostante la comunicazione dei tassi cedolari definitivi (annunciata alla chiusura del collocamento), fin da ora, si può comunque affermare – calcolatrice alla mano – come il potenziale ritorno sia superiore agli attuali rendimenti presenti sul mercato.
Infatti, senza considerare alcuna variazione delle cedole previste (dal quarto anno) il sottoscrittore che partecipando al collocamento deterrà il titolo fino a scadenza potrà beneficiare di un rendimento annuo lordo compreso tra lo 0,73% (con bonus fedeltà minimo dell’1%) e 0,98% (con bonus fedeltà massimo del 3%). Estendendo l’analisi anche a coloro che non beneficeranno del bonus, il ritorno in conto capitale, sarà comunque apprezzabile: uno 0,61% lordo annualizzato.
Ed ora vediamo subito il parallelismo con il mercato: fino a cinque anni assistiamo a rendimenti negativi mentre, proseguendo nel tempo, si può riscontrare come a otto anni (ossia la medesima scadenza del nuovo Btp Futura), l’attuale rendimento sia pari ad uno 0,413% (nettamente inferiore rispetto a tutti i casi esaminati). Inoltre, raffrontando i ritorni del Btp Futura a quelli già quotati sul mercato, si può concretamente apprezzare come la nuova proposta dello Stato italiano riconosca un guadagno maggiore sfruttando una durata minore: il classico decennale si attesta allo 0,62%, mentre il titolo a quindici anni vede un YTM (yield to maturity) pari a 0,955%.
Se in precedenza avevamo parlato di «occasione persa dallo Stato», ora, è obbligatorio un gesto da parte del pubblico dei risparmiatori che, senza alcun timore, dovranno riporre la loro fiducia senza alcun obiezione.
Questa volta non ci possono essere alibi, nessuna titubanza e nessuna preclusione (vista l’ingente liquidità detenuta). Se in Italia si commenta spesso la lentezza della “cosa pubblica”, da domani, vorremo assistere e argomentare l’auspicata frenesia nel cogliere questa opportunità giunta a favore dei risparmiatori. Il testimone è stato passato e i doverosi e meritati ringraziamenti saranno garantiti. Ne siamo certi.