Scostamento dopo scostamento, il debito pubblico italiano è arrivato al poco invidiabile record del 159,8% rispetto al Pil. Nel frattempo ha raggiunto una quota da primato – 1.700 miliardi – anche la liquidità parcheggiata sui conti bancari e postali: in gran parte risparmi dalle famiglie.

Una situazione che moltiplica i segnali di nervosismo dal settore bancario: che dai depositi della clientela non ricava quasi nulla se non c’è flusso intermediario adeguato verso i crediti (mutui casa o finanziamenti alle imprese). I tassi, infine, restano pressoché a zero. Gli ingredienti perché il Tesoro italiano tornasse sul mercato c’erano tutti e non può certo stupire che da lunedì 19 fino a venerdì 23 sia in sottoscrizione una terza tranche di Btp Futura di cui ieri sono stati resi noti i rendimenti minimi garantiti.



La prima emissione, nel luglio 2020, ha attirato 174mila sottoscrittori, per una raccolta di 6,13 miliardi. La seconda offerta, lo scorso novembre, ha registrato 123mila adesioni per 5,7 miliardi di investimento. La prima operazione lanciata del Mef guidato da Daniele Franco punta ora su Btp a scadenza più lunga: 16 anni. La filosofia distintiva del titolo resta però immutata: i mezzi raccolti andranno a rafforzare la “potenza di fuoco” diretta del Tesoro italiano sui molti fronti aperti dalla pandemia (primo fra tutti quello delle spese sanitarie). Il meccanismo di remunerazione (cosiddetto “step up”) è costruito sulle attese di ripresa del Pil e “l’appeal” è rappresentato essenzialmente da “premi fedeltà” che il sottoscrittore può incassare al termine di periodi dati. Quale esito prevedibile potrà avere il collocamento?



È probabile che il Tesoro stesso abbia voluto effettuare un test di mercato in vista di fasi successive. Oltre a raccogliere qualche miliardo, il Premier Mario Draghi e il Mef vogliono sondare per via finanziaria le aspettative degli italiani. L’incognita principale è rappresentata di attese di ripresa inflazionistica che non sono più solo sussurrate fra addetti ai lavori. In teoria questo dovrebbe moderare l’appetibilità finanziaria stretta del Btp Futura (su questo versante era invece protettivo il precedente Btp Italia). Può darsi tuttavia che le spinte di ripresa – a tutti i livelli – favoriscano anche un titolo che comunque al momento remunera “più di zero”. Senza dimenticare un’azione di “suasion” che accenna a diventare robusta da parte di alcune banche. 



Fineco, ad esempio, è già salita alle cronache per il preavviso di sfratto ai grandi correntisti (titolari di giacenze superiori a 100mila euro) che non abbiano nella loro posizione nessun altro prodotto (o mutuo o strumento d’investimento in custodia). In occasione di Btp Futura-3, d’altro canto, la stessa banca ha annunciato l’azzeramento delle commissioni di sottoscrizione.

Nei suoi fondamentali, il Btp Futura ha connotati di “prestito alla patria”, anche se il “marketing istituzionale” del Tesoro ha avuto toni ancora abbastanza moderati. Non sembra ancora il momento di vera “mobilitazione” del risparmio nazionale, fortunatamente ancora alto. È probabile che essa coincida con l’impianto e l’annuncio di piani di stabilizzazione finanziaria del Paese nell’arco del Recovery Plan (2027). È questa la vera priorità di Draghi, che ha profilato per l’autunno le prime linee di una riforma fiscale. Nel contempo il lancio del Recovery Plan a livello Ue promette di sciogliere – forse in termini progressivi – i nodi dell’emissione di  “eurobond” con rating massimo. La vera partita dei “prestiti alla patria” comincerà allora.

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