Oltre 5,5 miliardi sono stati raccolti dalla seconda nuova emissione del Btp Futura italiano. Il comunicato stampa diffuso ieri dal ministero dell’Economia e delle Finanze riporta la sintesi dell’intero collocamento che ha visto destinatari i soli risparmiatori retail: l’importo emesso è stato pari a 5.711,308 milioni di euro e ha coinciso con il controvalore complessivo dei contratti di acquisto validamente conclusi ovvero 123.717. Per quanto riguarda i tassi cedolari annui nominali definitivi, l’entità di questi ultimi, è la medesima di quella di inizio collocamento che – con pagamento semestrale – riconoscerà lo 0,35% per i primi tre anni, uno 0,60% per i successivi tre anni e l’1% per i restanti due anni di vita del titolo.
Soffermando l’attenzione sui dati della raccolta, alcuni osservatori potrebbero constatare un afflusso di denaro inferiore rispetto alla precedente emissione dello scorso luglio (6.132,260 milioni) e pertanto considerare questo nuovo collocamento come un insuccesso: nulla di più sbagliato.
I due strumenti finanziari, pur avendo caratteristiche simili, hanno riconosciuto diversi rendimenti in capo al loro investitore. Nello specifico, quest’ultima emissione, avendo una durate inferiore (otto anni), ha comunque offerto un miglior rapporto in termini complessivi di YTM (yield to maturity) rispetto a quanto già quotato sul mercato, mentre, per l’emissione di luglio, tale fattore non era presente. Una connotazione che non è stata trascurata da tutti coloro che hanno provveduto alla sottoscrizione. Infatti, mettendo mano al portafoglio, si può vedere un taglio medio per contratto pari a 46.164,29 euro (in crescita) rispetto a quest’estate dove l’importo era 35.179 euro.
È inoltre utile riportare i dati sulle size richieste: circa il 58% è stato di importo inferiore ai 20.000 euro mentre i contratti fino a 50.000 euro hanno riguardato l’85% del totale. Anche questi fattori devono essere opportunamente interpretati. La prima emissione aveva visto il coinvolgimento del 64% per contratti inferiori ai 20.000 euro e un 89% per la successiva tranche presa in esame (50.000 euro); da tale confronto emerge una diversa allocazione degli importi che può far desumere come l’investitore del “Btp Futura 2” sia detentore di maggiore liquidità rispetto al suo predecessore: chi ha oggi investito non l’ha fatto per importi circoscritti, bensì attraverso una maggiore esposizione.
In questa operazione, dal punto di vista economico, lo Stato deve ritenersi soddisfatto: avrà una spesa per interessi inferiore nell’arco dei primi anni per poi progredire nel corso del tempo. A sua volta, quest’ultima dinamica, potrà anche beneficiare di una sostanziale modifica della curva dei tassi che, destinati al rialzo (in ottica futura), potranno godere di maggiori opportunità a seguito di rifinanziamento attraverso nuove emissioni di titoli. Oggi lo Stato è sicuramente vincitore.
Ma anche il pubblico o cosiddetto investitore retail deve considerarsi controparte premiata: fin da subito potrà godere di un investimento che offre un maggior ritorno rispetto alle stesse tipologie di strumenti già presenti sul mercato ma non solo. Infatti, a questo attuale vantaggio si dovrà aggiungere l’eventuale aggiustamento al rialzo del rendimento complessivo dovuto sia alle possibili modifiche delle cedole che del finale “bonus fedeltà” alla scadenza.
Ebbene sì, in un momento di difficoltà come quello che viviamo, lo Stato da una parte e l’investitore dall’altra, hanno concretamente dato vita al più ambito “win-win” che contraddistingue un ideale rapporto di negoziazione.
È bene confidarlo: noi stessi, con il trascorrere dei giorni, avremmo voluto destare, spronare, scuotere maggiormente il pubblico affinché l’odierno e positivo risultato potesse prendere corpo. Abbiamo invece atteso. L’obiettivo finale è comunque arrivato e, come promesso, a tutti voi, rivolgiamo i nostri sinceri ringraziamenti.