Affidato ai tecnocrati del Tesoro in orario di mercato aperto – e non al Premier in diretta serale alla nazione a reti unificate – il lancio del Btp Futura è apparso da subito qualcosa di più di un annuncio a effetto. In teoria avrebbero dovuto essere oggetto di comunicazione attenta e non disinvolta anche le “poderose” decine di miliardi per ora solo stanziate dai poderosissimi decreti sfornati da palazzo Chigi per sorreggere l’Italia in “lockdown”. Certamente il Governo non poteva permettersi di scherzare con gli italiani ai quali si accinge a chiedere di mettere a disposizione i loro risparmi per aiutare la Ricostruzione. 



La messa in vetrina del del Btp Futura è sembrata, sotto questo profilo, politicamente accettabile nelle modalità: nessuna retorica “patriottica”, nessun “fanta-cifra” data per acquisita. Sono stati, anzitutto, tranquillizzati i contribuenti: almeno nell’immediato, il Governo non sembra intenzionato a prelievi fiscali straordinari (come quello del 1992, mai dimenticato, direttamente sui conti correnti bancari). Ai milioni di italiani complessivamente titolari oggi di 1.400 miliardi di liquidità bancaria e postale è stato invece proposto uno strumento d’investimento di mercato. E più gli italiani aderiranno alla proposta – prevedibilmente seguita da altre – minore sarà il rischio di attivazione di manovre d’emergenza fiscale. Più sarà verificato il “placing power” interno della Repubblica, migliori saranno gli outlook del mercato e delle agenzie di rating, mentre i Btp sono già oggetto di acquisti Pepp da parte della Bce. Ancora: più credibile potrà essere il Governo nella definizione operativa delle linee finanziarie predisposte dall’Ue. Per questo è stato utile svelare il Btp Futura “qui e ora”: con un mese d’anticipo sull’emissione. L’annuncio può già dispiegare valore in sé. 



Nel merito valutare a caldo il nuovo “govie” italiano non è facile: ma nel giugno 2020 non lo è per alcun titolo al mondo. Negli Usa spazzati da virus, disoccupazione e tensioni razziali Wall Street macina record su record. Fed e amministrazione Trump hanno imbracciato dei super-bazooka, ma il sistema-Paese ha seguito: in maggio – pur fra qualche controversia – si è registrata perfino una prima ripresa dell’occupazione. 

L’Italia non è certo uscita dal “lockdown” con il morale alto, guardando ad aspettative favorevoli. Tutt’altro. Però all’indomani della riapertura del 18 maggio, una nuova tranche di Btp Italia ha raccolto 14 miliardi da 384mila italiani (si sono aggiunti 8,3 miliardi da 746 investitori istituzionali). Un titolo quinquennale con un rendimento dell’1,4% protetto dall’inflazione è piaciuto: così come un Btp decennale piazzato con un blitz pochi giorni solo ai grandi investitori e raggio internazionale.  Quanto ha pesato – soprattutto nel primo caso – la “suasion” del sistema bancario sulla propria clientela? Quanto sta funzionando l’onda lunga dello “schema Draghi”, che da due mesi mostra sicura presa sulle grandi decisioni finanziarie in Europa?



È stato l’invito dell’ex Presidente Bce a utilizzare in tutt’Europa i sistemi bancari come rete di pronto intervento per la distribuzione di crediti e sussidi a fondo perduto alle imprese a ispirare anche il decreto Liquidità in Italia. Questo non sta ancora funzionando a dovere: ma principalmente a causa delle strozzature della burocrazia nazionale, che ha catturato a monte anche i testi dei Dpcm. Può sembrare un paradosso, ma l’azione del sistema bancario pare più fluida sul versante della raccolta. Per il Btp Futura saranno in campo sia Intesa Sanpaolo che UniCredit come capofila. Convincere gli italiani a sottoscrivere titoli fra 8 e 10 anni, con un rendimento non protetto dall’inflazione e rendimento “a scommessa” sulla ripresa italiana fino al 3% non sarà una passeggiata. Ma non è impossibile. Quando la politica riesce a essere razionale – in un Paese nel quale l’alta propensione al risparmio è sintomo di buon senso – aiutano a esserlo anche i mercati.

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