Svelata la prima immagine del buco nero al centro della Via Lattea. Il tanto atteso annuncio dei ricercatori è arrivato, è stato pubblicato in 10 articoli su The Astrophysical Journal Letters, ed è storico, visto che si tratta delle prime foto in assoluto di Sagittarius A*. Sono la prova visiva dell’esistenza di questo oggetto a 27mila anni-luce di distanza dalla Terra, in direzione della costellazione del Sagittario. A realizzare l’immagine Event Horizon Telescope (Eht), otto osservatori radioastronomia in tutto il mondo che contribuiscono alla formazione di un telescopio virtuale delle dimensioni della Terra. Il progetto, frutto del lavoro di oltre 300 scienziati di 80 istituto in tutto il mondo, ha permesso di osservare il buco nero per diverse notti nell’aprile 2017 con il telescopio virtuale, raccogliendo dati per diverse ore, in modo simile a ciò che accade con un’esposizione lunga con una macchina fotografica.
In questo modo è stato possibile definire il confine di un buco nero oltre cui non sfugge nulla, neppure la luce. Si tratta di una scoperta importante, non solo perché dimostra l’esistenza del corpo celeste, ma anche perché fornisce indizi preziosi per la comprensione del comportamento di questi “oggetti” che si ritiene si trovino al centro della maggior parte delle galassie. I ricercatori avevano scoperto che molte stelle si muovevano attorno ad un corpo invisibile, proprio al centro della galassia, ma potevano solo ipotizzare la presenza del buco nero. Ora c’è l’immagine che ne certifica la presenza.
BUCO NERO VIA LATTEA E LA TEORIA DELLA RELATIVITÀ
Il buco nero però non si può vedere direttamente, perché non emette luce. Lo si individua grazie al gas che brilla attorno ad esso. L’aspetto è chiaro: c’è una regione centrale scura, chiamata “ombra del buco nero“, circondata da una struttura brillante a forma di anello, la luce distorta dalla potente gravità del buco nero che ha una massa pari a quattro milioni di volte quella del sole. Per Geoffrey Bower, scienziato Eht all’Academia Sinica di Taipei a Taiwan, questa immagine rappresenta una svolta importante anche per la storia della fisica in generale, in quanto «le dimensioni dell’anello rispondono positivamente alla teoria della relatività generale di Einstein».
C’è anche dell’Italia in questo passo storico, con l’Istituto nazionale di astrofisica, l’Istituto nazionale di fisica nucleare, l’Università Federico II di Napoli e quella di Cagliari. Cruciale per il raggiungimento di questo risultato è anche Alma, il più potente radiotelescopio esistente che scruta il cosmo dal Cile, ma è stato realizzato anche grazie all’Eso (European Southern Observatory) con una sede che coincide con quella dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) di Bologna. La prima immagine di un buco nero risale al 2019: era quello al centro della galassia lontana M87. Questo buco nero e quello della nostra galassia appaiono molto simile, anche se il “nostro” è oltre mille volte più piccolo e più massiccio rispetto a quello di M87.