La terza edizione del festival di Roma che viene inaugurato oggi è una rassegna che racchiude una serie di novità rispetto alle precedenti. Inventato dall’ex sindaco Walter Veltroni e guidato per due dal suo braccio destro Goffredo Bettini (oggi coordinatore del PD), il festival ha inevitabilmente risentito delle ultime elezioni comunali: il nuovo sindaco Gianni Alemanno in campagna elettorale non aveva nascosto le scarse simpatie per una manifestazione kolossal, che sembrava sfruttare la popolarità dei numerosi divi Usa presenti (e strapagati, dicevano i maligni) a Roma a fini politici. Caso mai, se si fosse continuato il tentativo, si sarebbe dovuto puntare maggiormente sul cinema italiano. e segnare qualche primo segnale di discontinuità con il passato. È quello che è avvenuto. A parte le questioni terminologiche – il nome è cambiato da Festa del Cinema al più classico Festival Internazionale del Film di Roma, i nomi delle singole sezioni sono state italianizzate, come per esempio Première che è diventato Anteprima – il nuovo presidente Gian Luigi Rondi, decano dei critici italiani e a capo da quasi trent’anni dell’Accademia che assegna i David di Donatello, ha chiesto ai propri direttori artistici (ben cinque, come le varie sezioni) e in particolare alla neo coordinatrice Piera Detassis di puntare su una maggiore sobrietà, su titoli più popolari che “da festival” (anche per evitare attriti con l’“artistica” Mostra di Venezia) e appunto sui film italiani.
Che riempiono tutto il programma: dall’inaugurazione di mercoledì 22 (il festival si concluderà il 31 ottobre) all’Auditorium Parco della Musica di Roma con L’uomo che ama di Maria Sole Tognazzi, con Monica Bellucci e Piefrancesco Favino reduce dai set internazionali di Narnia 2 e di Miracolo a Sant’Anna. Ma in concorso o fuori concorso si trovano oltre venti film nazionali tra cui Il passato è una terra straniera di Daniele Vicari, Un gioco da ragazze di Matteo Rovere, Galantuomini di Edoardo Winspeare e Parlami di me, musical tratto dall’omonimo spettacolo teatrale di Christian De Sica, diretto dal figlio Brando al suo esordio dietro la macchina da presa, che concorrono al Marc’Aurelio d’oro. L’aspetto interessante è che a decidere i premi sarà il pubblico, votando all’uscita delle proiezioni. Si riuscirà a evitare vincitori che poi non vuol vedere nessuno al cinema? Fuori gara vengono inoltre presentati, sempre tra gli italiani, Si può fare di Giulio Manfredonia, che rievoca la chiusura dei manicomi con a legge Basaglia, La siciliana ribelle di Marco Amenta, sulla storia vera di Rita Atria testimone di mafia. e Il sangue dei vinti di Michele Soavi, tratto dal romanzo di Giampaolo Pansa.
Ma rimanendo comunque un festival internazionale, Roma non poteva non puntare anche su altre cinematografie: tra i più attesi, l’unico americano in concorso ovvero Pride and Glory – Il prezzo dell’onore di Gavin O’Connor, con Edward Norton e Colin Farrell in una storia su una famiglia di poliziotti. Poi tanto cinema europeo di grande spessore: da With a Warm Heart, incursione nella commedia di Krzysztof Zanussi, al film in costume The Duchess di Saul Dibb, con la star Keira Knightley, dalla Germania La Banda Baader Meinhof di Uli Edel, ce rievoca gli anni di piombo con le gesta criminali delle “brigate rosse” tedesche, il francese Parlez-moi de la pluie di Agnès Jaoui, nota per le sue commedie argute.
Il resto sono tante incognite, da autori, Paesi e cinema poco conosciuti in Italia, perché alla fine, un po’ per la sbandierata volontà di focalizzarsi sul cinema italiano ma anche a causa della crisi hollywoodiana dovuta a scioperi e problemi finanziari, gli americani hanno disertato Roma più di Venezia. E quindi la scommessa popolare rischia di rimanere sulla carta. Ma la vera incognita sul futuro saranno le decisioni degli enti locali che finanziano il festival: il Comune governato dal centrodestra si trova su posizioni diverse rispetto a Provincia e Regione di centrosinistra, orfani del progetto originario «veltroniano». Dal giorno dopo la fine della terza edizione, dovranno chiarirsi le idee su cosa vorranno fare di quella che è comunque una buona possibilità promozionale per il cinema in Italia.